Il caso di Cutro
Piantedosi inadeguato, nuovo guaio per la Meloni
E ora anche il ministro dell’Interno è tecnicamente un problema politico per il governo di Giorgia Meloni. Dopo il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro – i protagonisti della vicenda Cospito – dopo il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che attacca una preside colpevole di aver stigmatizzato giovani squadristi davanti ad un liceo e dopo il sottosegretario alla Presidenza Giovanni Fazzolari che, appassionato di armi a canna corta, si preoccupa di incentivare l’addestramento ai poligoni.
Nelle ultime 48 ore si è aggiunto il caso Piantedosi: le opposizioni, tutte, si sono compattate e chiedono un’informativa urgente in aula alla Camera. Vediamo, se poi ci dovesse essere un voto cosa succederà. Il fatto da cui partire è che le ultime 48 ore hanno reso il ministro dell’Interno una figura unfit per gestire un ministero delicato come il Viminale. Persino per un governo di destra che ha approcciato il dossier flussi migratori e relativa presenza di clandestini sul territorio nazionale chiudendo i porti, dando la caccia alle ong e ripulendo le stazioni ferroviarie. Il che equivale a confondere il dito per la luna.
La tragedia di Crotone ha mostrato subito la sua ferocia, quando la prima aurora di domenica ha restituito ammassi di stracci che erano corpi gonfi d’acqua e sbattuti tra gli scogli o sulla riva. Eppure da quel momento il ministro, invece di tacere davanti al dolore, dire “mai più”, riflettere e pensare, ha inanellato una serie di dichiarazioni come minimo imbarazzanti e fuori luogo. Le mettiamo in fila, perché le parole sono pietre. Nel tardo pomeriggio di domenica, dopo un vertice in Prefettura a Crotone con la contabilità del disastro umanitario in continua crescita, il ministro dell’Interno ha detto: “Ci interroghiamo come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate così pericolose. Il tema – ha continuato – è sempre quello delle partenze, come se la soluzione di questo si risolvesse incoraggiando tutti a venire anche in condizioni drammatiche”.
Poi la conclusione, tra il cinico e il baro: “Il governo oggi può registrare un cambio di linguaggio a nostra favore. Il passaggio dalle parole ai fatti è fondamentale”. Come se aver scritto nel documento finale di un consiglio europeo che “l’immigrazione è un problema europeo che necessita di una risposta europea” significasse passare dalle parole ai fatti. Inoltre, solo chi non ha mai non diciamo gestito ma neppure letto un verbale delle operazioni di soccorso di uno di questi sempre più numerosi naufragi, può interrogarsi sulla misura della disperazione. Anche il più giovane cronista ha imparato sulla sua pelle che non c’è unità di misura per la disperazione di persone che fuggono e partono mettendo in conto la morte. Un ministro dell’Interno che è stato già capo di gabinetto dello stesso ministero dovrebbe averlo imparato. Stupirsi e interrogarsi è un lusso che diventa errore imperdonabile.
Sempre a margine della stessa riunione in Prefettura, Piantedosi ha insistito: “Se io fossi stato in difficoltà non sarei mai partito perché sono stato educato alla responsabilità”. Difficoltà, responsabilità, concetti delicati, difficile da definire, dipende dalle circostanze e nessuno di noi può anche solo lontanamente dire di averne vissuta una simile. “Amore sto arrivando” sono state le ultime parole di una giovane tunisina su quel caicco dette al telefono al fidanzato profugo afgano che l’aspettava in Germania. Lui l’ha ritrovata ieri in un sacco bianco al Cara di Crotone. Nella serata di domenica il ministro ha continuato. Ospite di Massimo Giletti a “Non è l’Arena” era il medico soccorritore Orlando Amodeo. “Credo che quando una tragedia come quella di oggi si può evitare, si deve evitare. Invece oggi non si è evitata. Una tragedia è una cosa inevitabile, invece penso che oggi la tragedia si è forse quasi voluta. Mi spiace dirlo ma è così. Se io so che una nave è in difficoltà (l’avvistamento di Frontex risale alle 20.30 di sabato sera, ndr), e lo so da ieri, vado incontro a questa nave. Perché non è stato fatto?”.
Parole che hanno fatto reagire il Viminale che ha dettato alle agenzie una reazione durissima: “Saranno sottoposte all’Avvocatura di Stato le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti per difendere l’onorabilità del governo, del ministro e di tutti coloro che sono impegnati nei soccorsi”. È subito intervenuto, in diretta, il direttore del Tg La7 Enrico Mentana che ha definito l’intervento del ministro “una minaccia, un atto di non umiltà”. Mentana si è schierato con Giletti e la trasmissione: “Facciamo nostre le parole dette dall’ospite”. Della serie: denunciateci tutti. Piantedosi, neppure colto dal dubbio che forse in certi casi è meglio solo tacere e pregare (chi crede), ieri ha insistito nel ribadire alcuni concetti. Anzi, se possibile, li ha definiti meglio. “La disperazione – ha detto – non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. La tragedia di Crotone conta bambini orfani e genitori senza più figli: sono quindici i cadaveri di bambini recuperati dal mare. Ma sono ancora decine di dispersi. Erano in duecento su quella barca.
Di fronte a tutto questo le opposizioni si sono compattate e hanno chiesto un’informativa urgente del ministro. La capogruppo del Pd Debora Serracchiani ha chiesto che il ministro venga in aula a spiegare. Tra le altre cose, prima della tragedia, gli uffici stampa di Fratelli d’Italia hanno inondato le redazioni di comunicati che si congratulavano perché “finalmente il decreto Piantedosi che blocca le ong ha ottenuto il primo risultato: sequestro della nave e multa”. Il decreto è diventato legge, è stato convertito, la scorsa settimana. La domanda cosa sarebbe successo se in quel tratto di mare ci fosse stata una nave di pattugliamento – di una ong o della Marina italiana o greca o maltese – è purtroppo oggi solo esercizio retorico.
Carlo Calenda, leader di Azione, definisce “indegne” le parole di Piantedosi, “dette con una prosopopea insopportabile”. Per Davide Faraone (Italia viva) “sono parole superficiali pronunciate da chi è nato dalla parte giusta e facile del mondo”. Per Riccardo Magi (+Europa) le parole del ministro “fanno inorridire”. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, le giudica “oltre ogni limite di decenza”. L’ex parroco di Lampedusa: “Stavolta l’ex carico residuale (così furono definiti i profughi-naufraghi trattenuti su una ong appena insediato il governo Meloni, ndr) è finito in mare” è l’amarissima e atroce conclusione di don Carmelo La Magra ex parroco di Lampedusa. Un ministro, verrebbe da dire, unfit per il ruolo.
© Riproduzione riservata