Picco di contagi l’America Latina trema: anche in Brasile le fosse comuni

Workers carry a coffin into a common pit at the Nossa Senhora Aparecida cemetery, amid the new coronavirus pandemic in Manaus, Amazonas state, Brazil, Wednesday, April 22, 2020. (AP Photo/Emerson Cardoso)

Era tra le regioni del mondo meno colpite dal coronavirus, ma da qualche giorno l’America Latina fa registrare un picco preoccupante nei numeri dei contagi e dei decessi. In 48 ore i contagi sono passati da 101mila a 121.087 casi mentre i morti sono passati da circa mille a 6.116. È quanto riporta una statistica elaborata dall’Ansa che coinvolge 34 nazioni e territori latinoamericani. Anche il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Adhanom Ghebreyesus aveva commentanto come preoccupanti le tendenze della pandemia osservate in America Latina (oltre che in Africa ed Est Europa).

Il Paese più colpito è il Brasile, che conta sia il numero più alto di positivi (45.757) che di vittime, che sono un po’ meno di quelli registrati complessivamente (2.906). Il presidente Jair Bolsonaro all’esplosione della pandemia aveva parlato del Covid-19 come di “un’influenzetta” e si era fatto riprendere nelle strade della capitale Brasilia senza alcuna precauzione di distanziamento sociale. Ha fatto molto discutere la sua partecipazione domenica scorsa, nella capitale, a una manifestazione di sostenitori della dittatura, che in Brasile durò dal 1964 al 1985. I manifestanti, quasi tutti senza mascherine, chiedevano tra l’altro al presidente la fine delle misure del distanziamento sociale e l’adozione di alcune misure militari. Nel frattempo stanno facendo il giro del mondo le immagini di Manaus, nello stato di Amazonas, e delle fosse comuni utilizzate per seppellire i morti Covid le cui famiglie non possono permettersi una cerimonia e tumulazione ordinarie. Nello stato il conteggio ha superato i 2.200 casi con circa 200 decessi. Il sistema sanitario è al collasso, ha dichiarato il sindaco di Manaus Arthur Virgilio Neto.

Il Brasile è seguito, con più di 1.000 contagiati, da Perù (19.250 e 530), Cile (11.296 e 160), Ecuador (10.850 e 537), Messico (10.544 e970), Repubblica dominicana (5.300 e 260), Panama (4.992 e 144), Colombia (4.356 e 206), Argentina (3.288 e 159) e Cuba (1.189 e40). Disperata, in particolare, la situazione in Ecuador dove i cadaveri sono stati abbandonati in alcuni casi in strada, oppure lasciati per giorni in casa o negli ospedali. Bare di cartone sono state lasciate anche per strada. Le immagini hanno fatto il giro del mondo.

Ampiamente al di sotto dell’emergenza, secondo i numeri, le situazioni in Nicaragua e Venezuela. I casi confermati sono rispettivamente di 10 positivi e 2 morti e di 298 postivi e 10 morti (dati della Johns Hopkins University). Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha lodato, in diverse occasioni, l’efficiente risposta all’emergenza del sistema sanitario, prima della pandemia considerato uno dei settori più danneggiati dalla crisi interna che da anni ha fiaccato il paese. Maduro ha anche anticipato che le elezioni per la Asemblea Nacional potrebbero essere rinviate a causa del virus. Il Nicaragua ha numeri di molto inferiori rispetto a paesi confinanti come Honduras e Costa Rica. Managua ha a lungo ignorato il Covid-19, non ha praticamente adottato restrizioni e nel Paese si sono tenuti i riti per la Semana Santa e il campionato di calcio non si è fermato. Ieri, scrive El Pais, il presidente Daniel Ortega avrebbe chiuso al ritorno di migranti nicaraguensi rimasti senza lavoro all’estero.