Il coronavirus costringe il Piemonte a sospendere i ricoveri no covid. La disposizione da parte dell’Unità di Crisi della Regione. Una decisione che esclude tuttavia le urgenze, i ricoveri oncologici e quelli nella cosiddetta fascia “A”, e quindi da effettuare entro 30 giorni. La misura rinvia anche tutte le attività ambulatoriali, fatta eccezione per quelle urgenti, da garantire entro 72 ore, o con priorità B, da assicurare entro i 10 giorni. Dal provvedimento restano esclusi gli screening oncologici.
Il bollettino ha fatto registrare oggi 2.086 nuovi contagi e 29 decessi. Il rapporto positivi tamponi è all’8,8%. Il totale dei positivi è di 268.567 pazienti. La disposizione dell’Unità di Crisi punta a passare da un numero di posti letto dedicati al covid da 2.201 a 4.403 a fronte di una soglia di occupazione che negli ospedali, ieri, ha superato di due punti la soglia critica, al 42%.
“Per quanto riguarda le terapie intensive, si è arrivati a un tasso di occupazione del 36%. Per questo, il Dirmei ha chiesto alle Aziende sanitarie di incrementare di almeno il 20% i posti letto di terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid”, ha dichiarato Emilpaolo Manno, coordinatore dell’area sanitaria dell’Unità di Crisi. “Non vuol dire che siamo in affanno, visto che abbiamo ancora ampi margini di manovra sulla riorganizzazione delle nostre strutture in caso di peggioramento della situazione, ma occorre agire in considerazione dell’evolversi dell’epidemia. Quanto alle prestazioni ordinarie procrastinate, verranno riprogrammate appena possibile e in ogni caso le urgenze, le patologie oncologiche e i percorsi nascita saranno tutelati come sempre. Inoltre, abbiamo raccomandato alle aziende che si cerchi il più possibile di sviluppare la gestione dei pazienti Covid a domicilio”, ha aggiunto Manno.
L’Ordine dei Medici ha intanto sollecitato il passaggio in Zona Rossa della Regione. Una misura che, dicono i medici, va adottata immediatamente. “Il pericolo maggiore è infatti che la situazione di qui alla prossima settimana possa aggravarsi ulteriormente causando, di conseguenza, un più marcato aumento dei contagi, dei pazienti ricoverati e purtroppo dei decessi. Ma non solo: una chiusura tardiva, oltre a essere meno efficace rischia anche di rivelarsi più lunga e quindi meno sopportabile per le attività economiche e per le ripercussioni sotto il profilo sociale e psicologico”.
Il Presidente dell’Ordine Guido Giustetto aggiunge che “abbiamo alcune stime secondo cui l’incidenza di persone positive in Piemonte, che al 7 marzo era di 277 ogni 100.000 abitanti, potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni, è demenziale che il Governo assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima, utilizzando un sistema farraginoso che non tiene conto di tutti i dati già a disposizione e delle proiezioni possibili. Intervenire quando la situazione è ormai fuori controllo non serve”.