Quando a soli 24 anni venne denunciato e il suo Altri libertini sequestrato per indecenza e blasfemia non si scompose più di tanto. Pier Vittorio Tondelli è stato e continua a essere uno scrittore che divide, uno scrittore la cui immagine si è cercato di trasfigurare per mezzo della censura e di interpretazioni viziate dal pregiudizio, pilotate dal desiderio di epurarne la figura e renderla maggiormente tollerabile per la ristretta Correggio.

Tale veemenza santificatrice con la quale il fratello Giulio e alcuni critici cattolici, tra cui Spadaro e Panzeri, hanno proposto/imposto un’impropria lettura del correggese, ha colpito anche Sciltian Gastaldi e il suo Tondelli: scrittore totale. Il racconto degli anni Ottanta fra impegno, camp e controcultura gay (Pendragon, 2021). Lo scrittore romano rivela infatti che l’opera sarebbe dovuta uscire con Bompiani, ma un inatteso cambio ai vertici portò come conseguenza un nuovo esame per valutarne l’idoneità alla pubblicazione. La persona alla quale venne affidata la decisione fu proprio Fulvio Panzeri che non ci mise molto a bocciare un testo dove la sua persona e il suo operato venivano smascherati. Giulio Tondelli, ci dice Gastaldi, mutilò la biblioteca privata del defunto fratello prima di donarla alla città di Correggio, facendo sparire opere fondamentali come Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli o Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes, probabilmente perché voleva impedire che si leggessero gli appunti di Pier Vittorio su quei testi. In catalogo non figura anche la prima stesura di Biglietti agli amici, mentre fanno bella mostra di sé tutte le pubblicazioni di tipo religioso o spirituale.

Tondelli presenta tematiche e personaggi gay che sono spavaldi, divertiti, divertenti, allegri, non più chini a rimuginare sui propri drammi, personaggi sovversivi che non si rendono nemmeno conto di esserlo. Racconta il mondo omosessuale come nessuno in Italia prima di lui aveva fatto. Malgrado ciò c’è chi come Canalini afferma che sarebbe stato eterosessuale e mette in dubbio che sia morto di Aids. Non mancano i detrattori omosessuali, i cosiddetti militanti, come Giovanni Dall’Orto, che lo accusano di omofobia interiorizzata per l’eccessività dei suoi personaggi e per non aver voluto – assenza di coraggio o semplicemente pudore? – trasformare la propria malattia in uno strumento mediatico. Gastaldi attraverso i Queer studies, il camp e voci eminenti del panorama letterario internazionale smentisce tali teorie ricordando le parole di Christopher Atwood: «La mancanza di un’esplicita denuncia della sua malattia non significa assenza d’impegno».

Fu proprio Tondelli infatti, in Camere separate, il primo a parlare di Aids, anche se non la nomina apertamente. Ancora l’americano Gary Cestaro, partendo da un approccio psicanalitico della Queer Theory, ha sottolineato come le sensibilità post strutturaliste di Tondelli incidano sul desiderio gay e la mortalità gay e agiscano come una finestra sull’individualità umana in generale e che alcuni momenti dei suoi libri sono chiaramente ideologici e a sostegno dei diritti civili e gay. Questi pareri rappresentano solo un accenno agli studi e alle teorie che Gastaldi raccoglie nel libro destrutturando l’immagine cattolica di Tondelli, sottolineando il suo impegno sociale per una comunità, quella Lgbtqi+, che finalmente veniva rappresentata senza timori e freni. Ci sono scrittori che anticipano le battaglie prima che la gente comune comprenda che è il momento di lottare. Tondelli con i suoi Altri libertini nel 1980 ha iniziato in Italia un’azione molto simile a quella che Gore Vidal compì negli Stati Uniti nel 1968 con Myra Breckinridge.

Gastaldi per mezzo di un libro particolareggiato e meticoloso ci restituisce il Tondelli vero, lontano da epurazioni post mortem, non una pecora smarrita alla fine redenta, piuttosto un uomo che ha fatto della scrittura un impegno sociale del quale gran parte della comunità Lgbtqi+ e non solo gli è riconoscente, uno scrittore imponente, totale, che ha rivoluzionato il modo di scrivere e l’approccio alla letteratura. Un’operazione lodevole che riconsegna alla figura del correggese molti dei colori che si è tentato arbitrariamente di nascondere: non si potrà mai esser sazi di scrittori come lui, pronti a contrastare chi tenta di relegare la verità all’ombra di un apparente perbenismo.

E' autore di romanzi sulla discriminazione e i diritti civili. Tradotto in inglese e spagnolo, ha scritto la trilogia di Bambi, prima trilogia italiana incentrata sull'identità di genere e l'orientamento sessuale, opera pubblicata nel volume “Bambi. Storia di una metamorfosi” (Avagliano, 2022). La sua produzione letteraria comprende inoltre testi per ragazzi utilizzati nelle scuole. Reali scrive per Il Mattino e collabora con HuffPost Italia.