Nell’indagine Consip di competenza della Procura di Roma, le intercettazioni sarebbero state depositate già prima dell’estate del 2018. «Avevamo le fonie intercettate e i brogliacci, materiale che era stato già da mesi depositato a disposizione dei difensori», precisava l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, sentito lo scorso luglio dalla Digos della Questura di Palermo su delega della Procura di Padova. Ma questo non corrisponde al vero, perché le intercettazioni non erano state messe a disposizione dei difensori: depositate dove? Pignatone era stato sentito come persona informata su fatti a seguito della querela presentata da Giuseppe Cascini nei confronti di Luca Palamara.

Nel libro-intervista Il Sistema scritto con il direttore di Libero Alessandro Sallusti, Palamara aveva raccontato che «il 5 luglio del 2018 Giuseppe Cascini (esponente di primo piano delle toghe progressiste e all’epoca, prima di essere eletto al Csm, procuratore aggiunto a Roma, ndr) mi vuole incontrare per annunciarmi che su Woodcock il Csm si deve fermare». Il pm napoletano in quel momento è a processo davanti alla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli per le modalità con cui ha condotto l’indagine Consip. «Ci incontriamo – prosegue l’ex presidente dell’Anm – al bar Settembrini a Roma e (Cascini) mi parla di una intercettazione tra Legnini e Pomicino». In questa intercettazione, a detta di Cascini, il vicepresidente del Csm «parla molto male del pm napoletano». Woodcock, in possesso di tale intercettazione, sarebbe quindi «intenzionato a renderla pubblica per dimostrare che il Csm ha un pregiudizio nei suoi confronti», avrebbe aggiunto Cascini.

Legnini, infatti era all’epoca il presidente del collegio che doveva emettere la sentenza nei confronti di Woodcock. I funzionari della Digos domandano, allora, a Pignatone di questa intercettazione di Pomicino, il quale, dopo aver parlato con Legnini che avrebbe definito il pm anglonapoletano un “pazzo”, aveva raccontato l’accaduto ad Alfredo Romeo. Pignatone, ricorda, diede l’incarico al pm Mario Palazzi di far eseguire un controllo e quest’ultimo confermò che le intercettazione “erano state depositate”. Pignatone successivamente incontrò Legnini che chiedeva informazioni dicendogli che gli atti erano stati già depositati e comunque erano processualmente irrilevanti. Legnini, per la cronaca, aveva parlato della vicenda con il pg Riccardo Fuzio e con Stefano Erbani, il consigliere giuridico del capo dello Stato Sergio Mattarella. La ricostruzione di Pignatone non collima con la difesa di Romeo che in quel periodo non era in possesso degli atti.

Per ricostruire la genesi di questo fascicolo bisogna tornare alle ore 18 del 21 dicembre del 2016 quando Woodcock consegnò a mano a Pignatone il fascicolo in cui i generali dei carabinieri Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, oltre all’allora ministro Luca Lotti, erano accusati di aver informato il capo di Consip Luigi Ferrara di una inchiesta sulla società da lui presieduta. Il 22 dicembre il Fatto Quotidiano diede la notizia dell’indagine. Pignatone decise di assegnare a Palazzi il fascicolo. Il pm romano, dopo aver replicato le iscrizioni fatte a Napoli, chiese informazioni ai carabinieri del Noe che avevano condotto le indagini su delega di Woodcock. Nel fascicolo vi erano solo alcuni verbali di sommarie informazioni. L’11 gennaio il Noe depositò l’informativa e le intercettazioni telefoniche, poi riscritta il mese successivo.

Ai primi di marzo del 2017 l’intera informativa, oltre mille pagine senza gli allegati, finirà integralmente sui giornali. Una fuga di notizie dalle proporzioni “mai viste”, commentò Legnini. Pignatone decise quindi di revocare le indagini al Noe a causa delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte dal segreto”, delegando i colleghi del reparto operativo di Roma. Sul finire del 2017 Woodcock finirà davanti alla Sezione disciplinare del Csm. Fra le varie contestazioni, quella di aver interrogato un indagato dell’indagine Consip senza l’assistenza di un difensore. Avvicinandosi il verdetto disciplinare, a luglio del 2018, il magistrato chiederà di avere l’ intercettazione fra Pomicino e Romeo che nel frattempo era stata trascritta. Dopo essere stato autorizzato ad averla, non la ritirerà mai.