«Lo ripetono in continuazione, i lavori inizieranno presto ma poi non succede mai», a dirlo a Il Riformista è stato Pietro Ioia, Garante per i diritti dei detenuti per la città metropolitana di Napoli. A lui e al Segretario regionale dell’Unione sindacati polizia penitenziaria (Uspp) Ciro Auricchio, abbiamo chiesto di commentare il rapporto sul carcere di Poggioreale pubblicato dal Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale. Nel report è stato evidenziato lo stato di degrado e abbandono in cui versa la struttura carceraria e soprattutto la disumanità alla quale detenuti e agenti penitenziari sono condannati. Inoltre c’è un’altra e importante questione: quella dei lavori di messa in sicurezza di parte del penitenziario.

Un’operazione di ristrutturazione anti sismica che dovrebbe precedere quella di rinnovamento di alcuni padiglioni. Opere per i quali sono stati stanziati fondi e progetti ma per i soliti cavilli burocratici la gara d’appalto non è mai partita. E Poggioreale con i suoi abitanti resta in eterna attesa che qualcuno faccia qualcosa. «Degli interventi sono stati fatti – ha spiegato Auricchio ma non sono stati sufficienti in quanto è proprio l’edificio ad essere vetusto, fatiscente e non adeguato alle necessità di chi ci vive e lavora». Il Garante e il Segretario sono d’accordo su due punti. Il primo è relativo al tema del sovraffollamento, la piaga delle piaghe che sevizia quotidianamente reclusi e agenti. «A Poggioreale è come se ci fossero due carceri in uno – ha dichiarato IoiaIl sovraffollamento blocca tutto. Se per fare dei lavori in alcuni padiglioni devi trasferirne i detenuti, dove li porti se l’intera struttura insieme a quelle regionali e nazionali esplodono di reclusi?».

«A causa del sovraffollamento detenuti con differenti profili sono costretti a convivere – ha affermato Auricchio Circa il 20% di essi hanno problemi psichici. Invece di stare nelle Rems stanno in carcere. Le Rems non funzionano perché hanno pochi posti disponibili e una lunga lista di attesa. Questo crea enormi disagi al personale della Polizia penitenziaria che oltre a dover svolgere compiti straordinari, deve affrontare molti casi di aggressione». Il secondo punto di convergenza è legato all’indifferenza politica. «C’è la volontà ma alla fine restano le chiacchiere – ha detto Ioia Alla politica non interessa nulla delle carceri e dei detenuti. È un argomento impopolare che i partiti non vogliono affrontare in modo concreto». Auricchio ha rincarato la dose: «Tolta la passerella a Santa Maria Capua Vetere, fatta per i recenti episodi di cronaca, del premier Draghi e del ministro Cartabia che hanno mostrato un po’ di sensibilità sull’argomento, il governo non ha fatto niente. Non ha riformato in modo strutturale, né la giustizia, né il sistema penitenziario».

Ed è difficile dare torto ad entrambi. Numeri e fatti danno loro ragione. Se per cercare di risolvere in minima parte il problema del sovraffollamento si potrebbero far uscire di prigione specifici detenuti, andrebbero rinforzati e muniti di risorse adeguate i tribunali di sorveglianza. Andrebbero potenziate le pene alternative e gli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) per la messa alla prova. Se una delle soluzioni potrebbe essere quella di costruire penitenziari nuovi e umani, qualcuno dovrebbe spiegare perché è sparito il progetto di quello che andava fabbricato a Nola. Se mancano sanitari ed educatori affinché ai detenuti siano garantiti, oltre al diritto alla salute, le attività sociali, ricreative, lavorative e rieducative, qualcuno spieghi il perché queste risorse non vengono messe a disposizione dell’amministrazione carceraria (lasciando spesso e volentieri che queste attività siano svolte dagli agenti della penitenziaria).

Qualcuno spieghi il perché a Poggioreale mancano ancora 150 – 180 agenti della polizia penitenziaria, circa 600 in tutta la regione Campania. Tale scenario è simile per le altre strutture detentive, cittadine e regionali. Proprio nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere solo in questi giorni è stato risolto il problema della mancanza d’acqua (esatto, nel 2022 in un carcere di un paese occidentale mancava l’acqua!). «Il carcere non può essere una discarica sociale», ha concluso Auricchio. «Poggioreale è una polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro», ha invece ribadito Ioia. Lo Stato dovrebbe evitare che questo accada.

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022