In 300 contro il certificato verde
Polemiche su Alessandro Barbero, lo storico firma l’appello dei docenti no Green Pass: “Strumento ipocrita, meglio l’obbligo vaccinale”

Alessandro Barbero, lo storico italiano più apprezzato su YouTube, dove sono decine e decine i suoi interventi caricati dagli utenti e che hanno realizzato nel tempo centinaia di migliaia di visite, da ascrivere all’universo dei no green pass?
È la polemica sorta sullo studioso per aver firmato un appello divulgato venerdì scorso e firmato da numerosi professori, il numero ormai sfiora i 300, per opporsi al green pass, il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione (almeno una dose) per consentire gli spostamenti sui mezzi pubblici su lunghe percorrenze ma anche per poter mangiare al chiuso nei ristoranti, o recarsi al cinema e teatro, oltre ovviamente a poter lavorare nell’ambito dell’istruzione, dalle scuole alle università.
LA LETTERA-APPELLO DEI PROF – Ma cosa scrivono i docenti universitari nella loro lettera-appello? Secondo i firmatari il green pass “estende di fatto l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico”.
Sottolineando che in molti tra i firmatari “hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia”, tutti invece reputano “ingiusta e illegittima” la “discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate” per diversi motivi o “che hanno scelto di non essere vaccinate””.
Nella situazione attuale “o si subisce il green pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento: tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente”, denunciano i firmatari.
Il green pass quindi per i docenti che hanno sottoscritto l’appello “suddivide la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione”.
LA POSIZIONE DI BARBERO – E Barbero? Il docente dell’Università del Piemonte orientale, a Vercelli, aveva già chiarito pubblicamente la sua posizione pochi giorni fa, il 4 settembre, intervenendo in un convegno Fiom-Cgil a Firenze.
“Un conto è dire ‘Signori abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario e di conseguenza adesso introduciamo l’obbligo’, io non avrei niente da dire su questo. Un altro conto è però dire ‘no, non c’è nessun obbligo, per carità…semplicemente non puoi più vivere, non puoi più prendere treni, non puoi più andare all’università. Però – sottolinea con ironia – non c’è l’obbligo nel modo più assoluto…e il green pass serve per questo, non per indurre la gente a vaccinarsi col sotterfugio”, aveva spiegato Barbero.
LA RISPOSTA DEL MINISTRO – Una risposta indiretta all’appello dei docenti è arrivato dal dell’Università e della Ricerca. Maria Cristina Messa, intervenendo a Radio 24, ha sottolineato che “bisogna pensare agli altri in questo momento e non a se stessi”. “Esiste una libertà collettiva che ha prevalenza e il mondo dell’università è quello dove la dialettica è forse al suo massimo – ha sottolineato il ministro – Gli studiosi sono persone, hanno le loro opinioni e convinzioni: io li ascolto assolutamente perché credo serva sempre ascoltare, ma poi bisogna tenere ferma la barra e andare avanti”.
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