Policlinico, al via gli esami: presto nuovi corsi per specialisti emergenza

Il lungo stop imposto dalla pandemia da Covid ha frenato l’attività sociale, scientifica e in gran parte anche sanitaria dei due Policlinici. S’è fermata la corsa ai rettorati, rinviata a dopo l’estate se non a fine anno, per consentire ai candidati una campagna elettorale che non può andare avanti nel cuore della bella stagione. Da tre mesi sono vuote le aule degli edifici universitari e ospedalieri occupate, in genere, da migliaia di studenti. Con il lungo black-out delle lezioni “in presenza” il contatto tra docenti e studenti si è ridotto a un freddo rapporto telematico. Si riprende? Quando e come riapriamo? Nel Policlinico Federico II la riunione dei presidenti dei corsi di specializzazione è stata incentrata soprattutto su queste due domande.

Il Coronavirus va defilandosi, tant’è vero che gli ultimi esami sui campioni del virus confermano che la carica virale è molto bassa anche nei pazienti asintomatici. Si alza il passaggio a livello perché le possibilità di contagio calano di giorno in giorno e di ora in ora. «Abbiamo parlato proprio di questo durante la riunione dei presidenti del corsi di specializzazione – avverte Maria Triassi, direttrice del Dipartimento di Sanità pubblica del Policlinico Federiciano – e abbiamo cercato di mettere a punto un programma per la riapertura della struttura universitaria». L’ultimo scorcio del mese di giugno sarà utilizzato per organizzare le singole aule e l’aula magna utilizzata di solito anche per le sedute di laurea.

«Da luglio riparte il Policlinico Federico II, abbiamo deciso di riprendere gli esami in presenza. Rispetteremo la normativa anti-Covid indossando mascherine e rispettando il distanziamento personale. Ma un esame universitario deve essere vivo, caldo e tra docenti e studenti anche uno sguardo può migliorare la valutazione. In aula tutti o quasi tutti gli studenti perché la ripartenza del policlinico prevede che per i disabili venga ulteriormente prolungato il rapporto telematico con i professori». Dieci giorni per organizzare cattedre e posti a sedere, già ieri i direttori dei corsi di specializzazione cominciavano a valutare la capienza delle aule per organizzarne la logistica.

«Da medici più che da docenti nella riunione di ieri – racconta Triassi – ci siamo trovati tutti d’accordo su un tema: la laurea in medicina e chirurgia è diversa dalle altre e impone un contatto fisico tra professori e studenti perché quelle che potrebbero sembrare nozioni teoriche hanno poi un riscontro immediato nel rapporto con i pazienti. Didattica e assistenza in un policlinico vanno avanti di pari passo». Un’aula da cinquecento metri con un 150 posti a sedere si ritrova con una fortissima riduzione imposta dalla logistica dell’emergenza. I policlinici, per la prima volta, si avvicinano al sistema dei doppi turni che rappresentano per molte scuole un tallone d’Achille.

«Cambierà sicuramente la nostra organizzazione perché ogni aula potrà ospitare meno persone, ma anche nel rapporto con i pazienti si dovrà stabilire una turnazione fra gli studenti per evitare inutili assembramenti. Una lezione di anatomia o di chirurgia – aggiunge Triassi – potrebbe essere suddivisa non solo in due turni nella stessa giornata, ma potrebbe esserci anche la necessità di lezioni–bis in giorni diversi». A breve, inoltre, si discuterà delle modifiche ai corsi di laurea per medici e infermieri. I giovani devono saper usare strumenti come termometri elettronici e barelle di biocontenimento, ma anche i presidi di protezione individuale che non hanno nulla a che vedere con l’abbigliamento da corsia: nozioni decisive per far sì che il personale sanitario sappia affrontare eventuali emergenze.