La sanità che non funziona
Policlinico colabrodo, manca il personale amministrativo: “Bimbi, disabili e malati oncologici in fila per ore. Vergogna!”
La sanità campana, il golem “dei miracoli” descritto in questi mesi dal presidente Vincenzo De Luca, non è affatto dorata. E luccica anche poco. Ad evitare che sgorghi acqua da tutte le parti, sono spesso medici e sanitari impegnati in prima linea. L’ultimo caso di grave inefficienza ha scalfito una delle eccellenze del sistema sanitario regionale e nazionale: l’Unità Operativa Complessa (U.O.C.) di Dermatologia clinica del Policlinico Federico II°. Ieri decine e decine di pazienti hanno dovuto attendere ore, non per sostenere una visita ma per fare la bolletta presso il Centro unico di prenotazione (Cup).
A segnalare a Il Riformista questi gravi disservizi è stata la Direttrice dell’U.O.C. e professoressa Gabriella Fabbrocini: «Siamo esausti e mortificati. L’intero personale medico e sanitario è sottoposto ad uno stress incredibile. La nostra è un’eccellenza in continua ed estrema difficoltà. È stata una vergogna guardare persone attendere per ore in fila. Tra loro c’erano anche anziani, bambini, disabili e malati oncologici». Un blackout figlio di una situazione che va avanti da mesi ed esplosa solo in questi giorni. «È da circa un anno – ha spiegato la Fabbrocini – che segnalo alla direzione sanitaria e generale che siamo in emergenza. Ma sembra che la questione non susciti interesse». Il problema? All’U.O.C. di dermatologia manca il personale amministrativo. Così da gennaio i sanitari hanno dovuto svolgere anche altre mansioni, tra cui quella dell’accettazione. Ad oggi, dopo l’attivazione del Centro Unico di Prenotazione (CUP), vi è impegnata un’unica risorsa che però non è in grado di utilizzare i programmi informatici. «Non solo manca il personale – ha affermato la Fabbrocini – ma quello disponibile non è neanche adeguatamente formato. È persino complicato far pagare le bollette ai pazienti. Noi stiamo facendo l’impossibile, siamo aperti anche di pomeriggio.
Giustamente i pazienti rivolgono ai medici le loro dimostranze. Perché sono i sanitari che ci mettono la faccia ed instaurano un rapporto con le persone. Non è piacevole che la sanità campana debba essere bollata in modo negativo, non per le incapacità dei medici e del personale sanitario, ma per l’irresponsabilità dei suoi amministratori». Parole dure e chiare da parte di chi gestisce una “macchina da guerra”: sono 59mila le prestazioni annuali fatte dall’U.O.C. di Dermatologia, che ogni anno diagnostica circa il 50% dei melanomi in Campania. Presso lo stesso reparto vengono fatte 300 bollette e accolti 200 pazienti al giorno. «È inaccettabile che la burocrazia sia nemica del diritto alla salute – ha dichiarato il professore associato all’U.O.C. di Dermatologia Massimiliano Scalvenzi – Ci sono persone che hanno aspettato anche sei ore. Dalle 8 del mattino alle 14. Con questo caldo l’attesa è diventata una tortura. In molti sono dovuti andare via. È mai possibile che in sole tre ore siano state fatte appena 19 bollette? Abbiamo protestato nei confronti dell’amministrazione sanitaria ma non siamo stati neanche ricevuti. Il motivo? I dirigenti volevano evitare assembramenti a causa del coronavirus. Se avessero visto le file di pazienti sarebbero impalliditi. Altro che contagio da covid».
«Sono mesi che scrivo all’amministrazione sanitaria, alla quale più volte ho segnalato questi disservizi – ha detto la Fabbrocini – Ma a quanto parte i nostri dirigenti sono sordi e non vogliono risolvere tali problemi». La questione è molto delicata perché sta riguardando anche situazioni più complesse come quelle relative ai malati oncologici. «Prima, dall’esame istologico (quello utile per diagnosticare se il paziente è affetto da un tumore maligno o benigno, ndr) alla visita medica, trascorreva un tempo molto breve – ha spiegato Scalvenzi – Ora può capitare che dalla prenotazione all’intervento passino più giorni di quanti ne siano necessari». Eppure una soluzione ci sarebbe: «So che c’è una graduatoria – ha spiegato la Fabbrocini – basterebbe pescare da lì i nominativi di coloro che potrebbero entrare a far parte dello staff amministrativo. In questo modo eviteremmo che il disastro possa protrarsi a lungo. Ma perché la dirigenza è immobile?». Già, perché? Una domanda alla quale prima o poi qualcuno dovrà rispondere. A meno che non faccia comodo la narrazione di un sistema sanitario “perfetto nonostante tutto” ma che faccia pagare a medici e pazienti le conseguenze di una pessima gestione amministrativa.
© Riproduzione riservata