In una larga parte delle cronache, le Considerazioni Finali lette dal Governatore della Banca d’Italia martedì scorso – un documento complesso che tradizionalmente si basa sull’apporto delle principali strutture dell’Istituto – si riducono al pur centrale, ma non certo esclusivo tema dell’inflazione e, più in particolare, al caveat per evitare, in questa fase, una rincorsa prezzi-salari, in relazione all’aumento delle aspettative di inflazione oltre l’obiettivo di medio termine del 2 per cento.

Ci si sottrae dall’affrontare come meriterebbe la questione-lavoro al tempo degli eventi concatenati negli anni tra crisi finanziaria, inflazione, guerra, crisi geopolitiche. Neppure ci si interroga sui limiti della politica monetaria esposti da Visco e sulla conseguenza che egli ne trae sul ruolo dell’azione pubblica in presenza di quella “tassa ineludibile” che è l’aumento dei prezzi delle materie prime. Il Governatore ritiene che non si possa annullare l’impatto d’insieme di tale aumento, ma il Governo può calibrare gli interventi in relazione alla condizione economica delle famiglie per contrastare le ripercussioni dell’inflazione con misure mirate che abbiano l’obiettivo di contrastare le disuguaglianze. Nel caso di iniziative per recuperi delle remunerazioni che si traducessero, dice Visco, in aumenti retributivi una tantum il rischio di una spirale tra inflazione e crescita salariale sarebbe ridotto. Tutt’altra cosa sarebbe un’accentuazione della dinamica dell’inflazione a motivo dei recuperi salariali che fossero introdotti in via strutturale. Qualcuno ha tradotto questo discorso evocando la scala mobile e i problemi da essa causati.

In sostanza, la politica monetaria nulla può nel caso di inflazione causata dall’offerta (i prezzi dei prodotti energetici), quindi il testimone passa alla politica economica e di finanza pubblica che deve tenere d’occhio le aspettative di inflazione, mentre i dati della situazione attuale segnalano un aumento a maggio dei prezzi nell’Eurozona dell’8,1 per cento e in Italia del 6,9 . Incombe la guerra in Ucraina con il rischio, dice Visco, di un suo prolungamento che potrebbe determinare – a maggior ragione se si sospendessero le forniture del gas dalla Russia – due punti percentuali in meno di crescita complessivamente per l’anno in corso e per il prossimo.

In sostanza, la politica monetaria, nonostante che la Bce abbia clamorosamente sbagliato ritenendo per oltre un anno e mezzo che l’aumento dei prezzi fosse transitorio e destinato rapidamente a rientrare, esce indenne da autocritiche dopo che è stata completamente smentita dai fatti e si ritiene nell’impossibilità di fare ciò che molti si attenderebbero che facesse, magari esagerando sulle sue possibilità, dopo che non ha inteso giocare la carta d’anticipo per stroncare, a tempo debito, le aspettative di inflazione dovute inizialmente non ai prodotti dell’energia. Ma più che richiamare alla memoria, come si è detto, la scala mobile sarebbe utile riflettere sull’esperienza del Governo Ciampi del 1993, in una situazione gravissima per l’economia, le istituzioni, la politica, la giustizia, dopo la svalutazione della lira, la crisi di grandi imprese, i diversi casi di instabilità nel settore bancario, la sfiducia dell’estero nei nostri confronti.

Sia chiaro, oggi siamo in una situazione assai diversa, innanzitutto per i vincoli (e i vantaggi) dell’adesione all’Unione. Tuttavia, allora non si pensò, come prima mossa, a come prevenire i recuperi retributivi. Ciampi lanciò la politica dei redditi, di tutti redditi egli precisava, riferendosi al lavoro, all’impresa, alla politica monetaria e al bilancio pubblico e di qui passò al modo in cui alimentare e sostenere una tale politica con la “concertazione” tra parti sociali e Governo. L’iniziativa ebbe successo e poi, a poco a poco, l’Italia si avviò verso la ripresa con l’apporto fondamentale, per il rilancio del sistema bancario, della Banca d’Italia di Antonio Fazio. Come accennato, i tempi sono diversi e trapiantare in toto quella lungimirante scelta – che registrò l’apporto decisivo delle parti sociali per il suo successo – nella situazione dell’oggi sarebbe impossibile.

Ma gli elementi ispiratori di quella iniziativa andrebbero valorizzati per una politica dei redditi mutatis mutandis, coinvolgendo l’Unione e l’Eurozona. Intanto, bisognerebbe approfondire bene opportunità e limiti del mandato che il Trattato Ue conferisce alla Bce per il mantenimento della stabilità dei prezzi che viene concretato in un’inflazione al “2 per cento simmetrico”, con l’obbligo di intervenire a carico dell’Istituto quando l’aumento dei prezzi si discosti da questo target verso l’alto o verso il basso nell’ottica del medio termine. Quando, poi, si parla di interazione tra politica monetaria e politica economica, a livello europeo e nazionale, occorre precisare bene come questa si sviluppi, nelle rispettive autonomie, perché non sia un evento puramente casuale.

Insomma, la questione salariale merita una ben più completa trattazione, anche se, come si è detto, la decisa centralità delle misure per inflazione e salari appare frutto di scelte, ovviamente legittime, dei commentatori, non tanto delle “Considerazioni” che, invece, presentano una nutrita serie di problemi, osservazioni, indicazioni e suggerimenti su temi vicini a quelli ora descritti, quale la produttività e il rapporto con le tendenze demografiche e con il livello di istruzione o l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza con le riforme ad esso collegate e con una questione meridionale di tipo nuovo per l’ingente ammontare di fondi pubblici destinati all’area; ma anche con tematiche un po’ più distanti, però non staccate, quale il ruolo dell’Unione e di uno strumento comune di finanziamento.

Uno spazio importante è dedicato al settore bancario e alla funzione che può svolgere per il sostegno di famiglie e imprese, in condizioni migliori rispetto al passato ma che deve rimanere in guardia per l’eventuale aggravarsi della situazione con il prolungamento del conflitto in Ucraina e l’impatto sui crediti deteriorati. In questo quadro, viene affrontato pure il tema delle “criptovalute” con i rischi che presentano per la loro volatilità e per la mancanza di una regolamentazione e di adeguati controlli: un argomento sul quale frequentemente si è sollecitato l’Istituto ad assumere una posizione organica. Tuttavia, posta sul tappeto la questione dei salari e dei recuperi, anche se non è certo la sola tematica delle “Considerazioni Finali”, come accennato, ora bisognerebbe scendere in medias res, non potendosi ritenere conclusivo il discorso al riguardo del Governatore.