L'editoriale
Politica e pm, il conflitto tra poteri e il paese paralizzato: la necessità di un confronto
Nessuno può negare che, in Italia, ci sia qualcosa di oggettivamente malato nei rapporti tra politica e magistratura. Alcuni osservatori attribuiscono la responsabilità dell’irrisolvibile conflitto ai politici, che non rispettano come dovrebbero gli ordinamenti, altri (noi tra questi) pensano che la magistratura, spesso e volentieri, deborda dagli ambiti di potere terzo che le sono attribuiti negli Stati di diritto.
Danni incalcolabili
Fatto sta che non c’è una sola decisione politica o amministrativa che non sia sottoposta quotidianamente all’iniziativa di un giudice o di un PM, e che non venga di conseguenza vanificata, ostacolata, ritardata. Con danni davvero incalcolabili per la tenuta e la credibilità dell’intero sistema. Solo per stare alla cronaca di giornata, a margine di una (comunque inopportuna) manifestazione a Palermo di sostegno a Salvini, stavamo per tornare sulla questione Open Arms, giusto per ribadire che (a nostro avviso, come di molti eminenti giuristi) il processo nei confronti del capo della Lega è di natura essenzialmente politica, ed ecco che spunta un provvedimento del Tribunale di Roma che ordina il rientro in Italia dei dodici migranti trasferiti in Albania appena cinque giorni fa.
Con successive, pavloviane chiamate alle armi degli schieramenti politici: Schlein che intima al governo di “chiedere scusa” agli italiani, e Meloni che urla “vergogna” per la richiesta delle opposizioni di aprire una procedura di infrazione in Europa. Entrambe comunque a rimorchio di una magistratura che – sempre con grande tempismo – detta modalità e temi del confronto politico.
Il perché di un confronto tra i poteri in lotta
Ora la domanda semplice, conclusiva e sconsolata, è: una nazione può mai pensare di sopravvivere e prosperare in questa condizione di permanente fibrillazione? È possibile che, sulla scena pubblica, anche ai livelli più alti, nessuno sia in grado di chiedere e promuovere un confronto aperto e sincero tra i poteri in lotta, fino a sollecitare – qui forse osiamo troppo – l’apertura di una vera e propria nuova stagione costituente per l’Italia?
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