Oggi qualcuno di quegli intellettuali relativisti, un po’ più intelligente come Bruno Latour, riconosce che la sfiducia nella scienza, generata anche da quelle polemiche che entravano nelle scuole e nei media, è la principale minaccia per i valori liberali dell’occidente. Perché, nel frattempo, il relativismo è stato fatto proprio, in una forma diversa, dai conservatori populisti. Negli anni Ottanta alcuni intellettuali conservatori e tradizionalisti come Allan Bloom, che in The Closing of the American Mind (1987) scriveva che il relativismo e la teoria critica chiudono invece di aprire le menti dei giovani, riportavano il fenomeno della perdita di presa della verità o della saggezza a cause socioeconomiche.

Bloom lamentava il lassismo dei genitori nell’educazione morale dei loro figli e denunciava l’industria della musica rock. La maggior parte degli intellettuali di destra ha però negato che il postmodernismo fosse conseguenza del consumismo e di altri sviluppi sociali e tecnologici su larga scala, ma fosse dovuto principalmente agli insegnamenti di pericolosi accademici di sinistra (“professori radicali a tempo indeterminato”). Oggi, intellettuali sia di destra sia di sinistra incolpano la teoria postmoderna per il disprezzo senza precedenti per la verità da parte di Trump e dai suoi collaboratori che diffondono “fake news” in modo sistematico, invocano “fatti alternativi”, affermano che “la verità non è la verità” (Rudolph Giuliani), etc.

Liberal o conservatori antirelativisti denunciano, per esempio scrivendo sulla rivista libertaria Quillette in modi quasi ossessivi, la “teoria critica” e il postmodernismo, e sostengono che «Trump è stato il primo presidente a rivolgere il postmodernismo contro se stesso». Gli intellettuali di sinistra, si pensi ai “biopolitici”, avevano difeso la ridicola idea che non esistono verità universali, ma solo percezioni soggettive plasmate dalle forze culturali e sociali dei tempi nei quali si vive. Oggi questa filosofia è usata spietatamente nella comunicazione da parte della destra populista: basta guardare mezz’ora Fox News. Peraltro i progressisti non hanno abbandonato le tradizionali faziosità e pregiudizi, per cui il caos culturale ormai dilaga e la politica è una questione di bande che si fanno, si disfano e si rifanno nel nome qualche obiettivo giustizialista. Gli intellettuali populisti o sovranisti quasi di sicuro non hanno letto Foucault, Baudrillard o Derrida, ma il precipitato di quel messaggio illiberale è facile da capire e sfruttare per intercettare i tanti analfabeti funzionali, che non devono più chiedersi se qualcosa sia falso o vero, o chi odiare ma solo farselo dire dal pifferaio manipolatore di turno.