Un mare di tempo da recuperare
Porto di Napoli tra immobilismo e mala gestione: “Fino a oggi non si è concluso niente”

Il mare non bagna Napoli scriveva una donna illustre, il mare non bagna il Porto di Napoli scriviamo noi. O almeno è il paradosso nel quale per anni ha navigato uno dei principali pilastri dell’economia della nostra città. Quell’enorme azienda, gestita prima da Pietro Spirito e oggi dal presidente Andrea Annunziata, ha pensato a tenersi a galla e mai a prendere il largo. «La mia opinione è che al porto di Napoli abbiamo perso cinque anni di tempo, a vuoto, e non abbiamo concluso niente – ha affermato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a margine della sua partecipazione al convegno sulla logistica e le sfide per la sostenibilità – Fino a oggi Napoli ha vissuto anni di narcotizzazione, diciamo così. C’è fretta? Sì, che dobbiamo aspettare».
Il Governatore ha quindi bocciato senza mezzi termini la gestione di Spirito e non è il solo ad averlo fatto. Una gestione, la sua, criticata dalle aziende presenti nello scalo partenopeo e dal Governo che decise di non confermare il suo incarico. Ad attaccare la vecchia gestione fu su queste pagine anche l’armatore Eugenio Grimaldi. Le navi della sua flotta erano presenti, fino a poco fa, in 160 porti del mondo ma non a Napoli. Andato via Spirito, sono approdate anche qui. Oggi De Luca riaccende i fari su quella che è stata una gestione, senza usare mezzi termini, fallimentare del Porto di Napoli. Ma perché? La risposta è tutta nei fatti. E i fatti riferiscono che Spirito preferì affossare il Piano Regolatore Portuale che trovò al suo arrivo, quello adottato nel 2012 e perfezionato nel 2014 e che avrebbe dovuto essere inviato per la seconda volta al Consiglio Superiore dei lavori Pubblici per completare l’iter dopo che da un primo esame erano state richieste delle integrazioni.
Nonostante le integrazioni siano costate non poco all’Autorità portuale, Spirito ritenne di non portare avanti la procedura di approvazione e non realizzò un nuovo Piano Regolatore Portuale. Ebbene, lo stesso è stato fatto per elaborare il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema Portuale, seppure previsto dalla legge, Spiritò lo sostituì con un “Masterplan” non previsto dalla norma che regola la gestione dei porti nazionali. Masterplan che prevedeva un’enorme colmata a San Giovanni a Teduccio, operazione bocciata da tutti gli interlocutori coinvolti. Non solo, l’ex presidente nel 2018 ha indetto una manifestazione di interesse per la realizzazione di un impianto GNL nel porto di Napoli. Salvo poi scoprire che era stato già raggiunto un accordo con la Edison e che il progetto era già in fase di realizzazione. Sono solo alcune delle operazioni non riuscite, ce ne sarebbero almeno altre dieci da raccontare. Per non parlare della questione ancora irrisolta della grave situazione di inquinamento atmosferico, dovuto ai mancati interventi, promessi da molti anni da parte dell’Autorità Portuale di Napoli e mai messi in atto, inquinamento che mette a rischio la salute di quanti vivono o lavorano in prossimità del porto.
Inquinamento dovuto al fatto che il Porto di Napoli è privo di un servizio di elettrificazione delle banchine che serve proprio a evitare un elevato impatto ambientale dovuto allo stallo delle grandi navi che, in assenza di un impianto elettrico a cui potersi agganciare, non spengono i motori per poter continuare a mantenere attivi i servizi a bordo. Ci sono denunce su denunce per questa questione che ha avvelenato, nel vero senso della parola, non pochi cittadini. Un inquinamento e un mancato rispetto delle norme a salvaguardia della salute certificato anche dall’Arpac. Non solo, anche da uno studio universitario che accertava, nel tratto di strada antistante il porto, una produzione dello smog superiore a quello prodotto dalle auto. Fatti gravi, gravissimi. Ora, si attendono per il porto venti favorevoli, almeno non inquinanti.
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