Politica
Povero Giuseppe Conte, paga poche tasse ma guarda a Trump e sogna Palazzo Chigi
Conte si affida a una nuova comunicazione. Gli esperti: «Guarda alle Europee, prende le distanze dal Pd»
Giuseppe Conte è sempre più aggressivo, nella sua comunicazione. Nell’ultimo reel che ha pubblicato su Instagram, dove il leader 5 Stelle informa 1 milione e settecentomila follower, si assiste a un cambio di passo che merita attenzione. È un video montato che sembra preso a prestito dai divertissement di Propaganda Live, dove il conduttore finge di intervistare qualcuno – che in realtà non ha mai accettato alcuna intervista – giustapponendo domande e risposte con accurata regia. Ed ecco l’esercizio di stile del taglia e cuci contiano: in uno studio di Porta a Porta vengono presentati Meloni e Conte, con lui che attacca lei: «Francia e Germania ci hanno imposto un patto di stabilità da cui l’Italia esce con le ossa rotte, può spiegarlo agli italiani?». E poi la telecamera insiste su di lei, su una finta risposta della premier che indugia e non trova le parole per controbattere. Bruno Vespa è imbarazzato. Lei finisce per arrendersi, non sa rispondere a Conte.
Naturalmente questo duello televisivo non si è mai svolto. Sono immagini di repertorio montate ad arte. Ma la ricostruzione, ancorché giocosa, è realistica e tradisce la volontà di mettere la premier in antitesi diretta, facendone l’unica e naturale sfidante di Conte. Un meccanismo impattante che ha già coinvolto decine di migliaia di visualizzatori e ingenerato migliaia di reazioni sui social. Un gioco già sperimentato con successo oltreoceano, dove Donald Trump ha potuto avvelenare i pozzi della comunicazione infarcendo la Rete di autentiche e inestricabili trappole tra deep fake e true fake, dove i primi sostituiscono la realtà in maniera credibile e i secondi ne inscenano una sorta di parodia iperbolica, paradossale ma non del tutto inverosimile.
Non è passata inosservata la promozione sul campo del responsabile dei social sin dai tempi di Di Maio, Dario Adamo. Il consulente e spin doctor «è più equilibrato e strategico di Casalino», ci dice un docente di comunicazione politica. Passa in secondo piano la regia televisiva e si afferma la priorità della rete. Il politologo Lorenzo Pregliasco, invece, vede elementi di continuità con la gestione di Casalino ma «con la necessità di vincere una ulteriore competizione, quella con Elly Schlein», intento nel quale «Conte sta riscuotendo un buon esito» – è l’analisi di Pregliasco – più per demeriti della segretaria Dem che per la soverchiante bravura dell’incumbent. Concorda Alessio Postiglione, docente di comunicazione politica per Rome Business School e già collaboratore del Movimento: «La constituency pentastellata è sempre populista, dunque con questa comunicazione trumpiana, vedi Mes, Conte prende le distanze anche dal Pd, che è il partito di sistema per eccellenza. Ha senso soprattutto in ottica di campagna all’interno delle coalizioni per le Europee».
Stessa analisi per Luigi Di Gregorio: «Conte sta sfruttando la storia del Mes per uscire dall’angolo e provare a capitalizzarlo per le Europee. E per questo Giorgia Meloni glielo ha già sfilato a dicembre». Il Conte trumpiano però non assume una posa casuale. C’è chi è pronto a giurarci. «È proprio a Trump che Conte sta guardando», ci confida Diego Antonio Nesci. L’ex attivista del M5S e fondatore di Parole Guerriere vede nella correlazione tra i due populisti un cordone ombelicale irrinunciabile. «Conte sogna solo di rifare il premier, e per riuscirci ha una sola possibilità: un’eventuale benedizione di Trump di nuovo insediatosi nello studio ovale». Se ad avvicinarlo all’agognato obiettivo saranno alla fine i voti permutati dal vaso comunicante da Schlein o quelli conquistati dall’abilità di Dario Adamo, inutile dirlo: a Conte importa poco.
Gioverà alla nuova profilazione, eliminata la pochette, rivisto il look in chiave informale, la collocazione in fondo alla classifica dei redditi dei parlamentari? Di fatto, Conte è quest’anno il leader politico con il reddito più basso. L’ex titolare dello studio legale di Piazza Cairoli a Roma, ed ex titolare di cattedra a Firenze, oggi dichiara meno di un tassista. Nel 2023 ha dichiarato redditi – relativi al 2022 – per 24.359 euro lordi. Un crollo verticale, in pochi anni: «l’avvocato del popolo» nel 2018 aveva dichiarato un reddito lordo di 1.207.391 euro. Nel breve volgere di un quinquennio è passato dall’apice della classifica all’ultimo posto. Giusto in tempo per incarnare l’uomo chiamato a rappresentare la voce della classe media impoverita.
© Riproduzione riservata