Il continente africano è in subbuglio da diverse settimane per le proteste che sono partite dal Kenya e si sono espanse a macchia d’olio. Prima l’Uganda e poi la Nigeria hanno visto piazze e strade diventare teatro di una feroce protesta dovuta all’aumento del costo della vita. La Nigeria è un gigante economico africano, ma soffre di enormi sacche di povertà endemica e di una fortissima diseguaglianza sociale.

Le proteste si sono svolte soprattutto negli stati settentrionali dove vive la popolazione di origine Hausa e di fede musulmana e che molto spesso ha accusato il governo di Abuja di fare poco per combattere l’estrema insicurezza di questa regione sconvolta dal terrorismo islamista di Boko Haram e dell’Iswap (Stato Islamico dell’Africa Occidentale).

La situazione soprattuto a Borno e Kaduna è fuori controllo e le forze anti-terrorismo nigeriane non riescono ad arginare la violenza dilagante. Il governo centrale ha imposto il coprifuoco per frenare le manifestazioni che hanno visto scendere in strada a protestare centinaia di migliaia di persone, soprattutto appartenenti alla cosiddetta Generazione Z come quella keniota. Le proteste hanno fatto ritirare la contestatissima legge finanziata e hanno costretto il presidente nigeriano Bola Tinubu a sciogliere il governo, ma i problemi della Nigeria sembrano irrisolvibili.

Il più popoloso paese africano raddoppia la sua popolazione ogni 30 anni e tutti i servizi sono ormai al collasso. Una classe politica e dirigente corrotta ed impreparata ha peggiorato la situazione economica, anche perché la Nigeria è troppo dipendente dall’esportazione del petrolio che oscilla sul mercato internazionale.

Bola Tinubu è anche presidente dell’Ecowas, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, ma questa organizzazione ha ormai perso il suo peso politico. Durante le manifestazioni sono apparse bandiere russe e slogan che chiedevano l’intervento di Putin in Nigeria, un fatto che ha fortemente allarmato la presidenza che ha fatto arrestare con l’accusa di tradimento tutto coloro in possesso delle bandiere ed anche i sarti che le avevano realizzate. Mosca, attraverso la sua ambasciata, ha subito negato di essere dietro le proteste nigeriane che hanno già provocato diversi morti, ma si è furbescamente detta disposta ad ascoltare chiunque voglia lavorare con la Russia.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi