Una piazza dedicata a Piersanti Mattarella a Pragelato, un piccolo comune montano, seppur “olimpico”, nel torinese. Detta così, potrebbe apparire quasi una non notizia, considerando i numerosissimi luoghi pubblici dedicati in questi ultimi anni ad un grande servitore dello Stato e ad un raffinato e coraggioso leader politico della Democrazia Cristiana barbaramente ucciso dalla mafia nel gennaio del 1980 quando era Presidente della Regione Sicilia.

Certo, la motivazione di intitolare una piazza a Piersanti è riconducibile al sacrificio e alla vita negata ad un uomo coraggioso ma è legata anche ad un episodio specifico e che riguarda e coinvolge proprio Pragelato. E, per venire alla motivazione, alla fine degli anni ‘50 Piersanti e Sergio Mattarella, con molti altri giovani dell’Azione Cattolica di Palermo, si recavano a Casa Alpina don Giovanni Barra per i corsi di formazione culturale e spirituale. Giovani provenienti da tutta Italia.

Ed è proprio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a confermare tempo fa a don Giorgio Grietti – un sacerdote pinerolese recentemente scomparso – , autore di un libro sulla figura di don Giovanni Barra, il suo ricordo di Pragelato, di Casa Alpina e di don Barra in particolare.

E, proprio parlando di questo sacerdote, Sergio Mattarella lo definisce “una splendida figura che cresce nel ricordo e nell’ammirazione con il trascorrere del tempo”. Ecco il legame stretto tra Piersanti e Sergio Mattarella con Pragelato. Nello specifico, con Casa Alpina e con il magistero prezioso, fecondo e ricco di don Barra. Perché Casa Alpina, e le stesse parole di Sergio Mattarella lo confermano, ha svolto un ruolo importante e decisivo nella formazione di moltissimi giovani cattolici italiani in quella precisa fase storica del nostro paese. Un centro di formazione culturale e spirituale indubbiamente legato alla figura carismatica di don Barra che, grazie alla sua azione pastorale da un lato e alla sterminata produzione editoriale e di libri dall’altro, era in quegli anni un importante e qualificato interlocutore del mondo cattolico italiano.

E la sua amicizia, ad esempio, con don Primo Mazzolari, con il futuro cardinale di Torino Michele Pellegrino e con molti altri intellettuali ed esponenti di primo piano dell’area cattolica italiana, ha fatto proprio di Casa Alpina negli anni ‘50, ‘60 e ‘70 un punto di riferimento e di aggregazione importante e qualificato per l’intera galassia cattolica italiana. E non solo per la formazione spirituale e culturale dei giovani cattolici – anche se quella era la vera “ragione sociale” – ma anche, e soprattutto, perché quello era un luogo di confronto, di dialogo e di approfondimento tra molti esponenti di primo piano del cattolicesimo democratico, popolare e sociale del nostro paese.

È appena sufficiente citare la presenza costante di esponenti come Carlo Donat-Cattin, Guido Bodrato e moltissimi dirigenti autorevoli della Cisl, delle Acli e della sinistra democristiana dell’epoca per rendersene conto. Cioè quel mondo politico, sindacale e culturale che era più sensibile alle istanze e alle doman[1]de che provenivano dall’area del cattolicesimo sociale, popolare e democratico. Ed è per noi importante, al riguardo, riconoscere questo ruolo pubblicamente e legarlo ad una personalità come Piersanti Mattarella che ha incrociato Pragelato nei suoi anni giovanili e prima di dedicare la sua vita per una politica sana, trasparente, rinnovata e coraggiosa.

Vita che gli è stata negata in modo violento e terroristico proprio perché ha declinato concretamente e coerentemente nel suo territorio quei valori cristiani, cattolici, democratici e laici che ha acquisito e fatto propri in luoghi come la Casa Alpina di Pragelato attraverso l’insegnamento e la testimonianza di sacerdoti e pastori come don Giovanni Barra.

Giorgio Merlo

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