L'indagine
«Preferenze per 50 euro» Corruzione elettorale nel barese: dieci arrestati
L’associazione sarebbe stata capeggiata da Sandro Cataldo. Si dimette l’assessora regionale Maurodinoia
A tre giorni dalle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Bari, la Procura del capoluogo pugliese ha deciso ieri di eseguire una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone (una in carcere e 7 ai domiciliari) per associazione a delinquere finalizzata, a vario titolo, alla corruzione elettorale e voto di scambio per le elezioni regionali ed amministrative del 2020-2021. La tempistica non può non sollevare interrogativi in quanto i pm baresi avevano depositato la loro richiesta al gip a luglio dello scorso anno.
Secondo gli inquirenti, comunque, l’associazione sarebbe stata capeggiata da Sandro Cataldo, esponente del Movimento civico sud, marito dell’assessora regionale ai trasporti Anita Maurodinoia (Pd). Cataldo, sottoposto ai domiciliari, avrebbe acquistato i voti necessari per l’elezione della moglie pagandoli 50 euro ciascuno. Le elezioni del 2020 furono vinte dalla coalizione di centrosinistra e videro la conferma del dem Michele Emiliano alla presidenza della regione Puglia.
Maurodinoia, che ieri ha rassegnato le dimissioni, in quell’occasione prese circa 19 mila voti. Oltre alle elezioni regionali, anche quelle per il comune di Grumo Appula sarebbero state condizionate dalle interferenze di Cataldo. Ad essere eletti previo il pagamento di denaro sarebbero stati in quel caso i consiglieri comunali Nicola Lella, l’unico in carcere, e Giuseppe Fiore (solo indagato) della lista civica di sinistra “Impegno Per Grumo”, a sostegno del candidato sindaco Michele Antonio Minenna. Condizionamenti, infine, ci sarebbero stati pure per le elezioni di Triggiano, altro comune in provincia di Bari.
Per i carabinieri del comando provinciale di Bari, che hanno condotto le indagini insieme ai colleghi della locale sezione di polizia giudiziaria, il sistema ideato da Cataldo prevedeva che venissero individuati, contattati e reclutati il maggior numero possibile di elettori. Ognuno sarebbero poi stato “schedato”, attraverso le copie delle rispettive carte di identità e delle tessere elettorali, tutte finite in una sorta di database informatico.
Nella maxi ordinanza di custodia cautelare, circa 400 pagine, firmata dalla gip Angela De Santis, compare anche un messaggio audio del maggio del 2021 dove uno degli indagati si dichiarava pronto a candidarsi per le prossime elezioni comunali a Bari. Coloro che avevano pattuito il compenso di 50 euro dovevano apporre dei segni identificativi sulla scheda elettorale, in modo da permettere ex post una verifica dell’effettivo voto concordato con Cataldo.
La prova di ciò sarebbe il ritrovamento, dopo le elezioni, in un cassonetto per la raccolta dei rifiuti a Bari di frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali dei cittadini, un consistente numero fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale.
© Riproduzione riservata