Prefetti contro Lamorgese, le accuse: boom di dirigenti a Roma e disinteresse verso i migranti

È rivolta fra i prefetti contro la (non) gestione del Viminale da parte di Luciana Lamorgese. A un anno esatto dal suo insediamento, il giudizio nei confronti dell’ex collega, Lamorgese proviene dalla carriera prefettizia, è impietoso.

L’accusa principale rivolta dai prefetti alla ministra è quella di non prestare attenzione ai territori maggiormente esposti dal fenomeno migratorio, lasciando le prefetture competenti senza guida. I dati riservati che Il Riformista ha potuto consultare raccontano di scoperture dell’organico dei funzionari spesso superiori al 50 per cento.

La Prefettura di Agrigento, ad esempio, provincia nel cui territorio ricade l’isola di Lampedusa il cui hot spot è al collasso da settimane, è priva sia del dirigente dell’Area immigrazione (preposto alla gestione degli sbarchi) e sia del dirigente dell’Area economico-finanziaria (preposto alla gestione dei contratti per le strutture di accoglienza).

Alla Prefettura di Crotone, altro territorio in prima linea per l’emergenza migranti, la scopertura è circa del 70 per cento (sono presenti, oltre al prefetto, soltanto due dirigenti sui sei previsti dalla pianta organica). Per quanto riguarda la gestione contrattuale delle navi da quarantena, i traghetti privati usati per isolare i migranti arrivati in Italia via mare, la confusione è totale. Istituite dal governo il 12 aprile con un decreto della Protezione civile dopo che era stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, non è chiaro quale sarà il loro destino.

Secondo il decreto, sui traghetti dovevano essere trasferite tutte le persone soccorse dalle imbarcazioni delle ong. Tuttavia negli ultimi mesi sono stati collocati su queste navi anche migranti che erano arrivati a terra direttamente con delle imbarcazioni partite dalla Tunisia o dalla Libia. Non sono, poi, chiari i protocolli seguiti a bordo delle navi da quarantena, a differenza dei centri a terra dove le normative (i “capitolati hotspot”) regolamentano le varie fasi dell’accoglienza. Il 20 maggio scorso, un ragazzo tunisino di 28 anni si era tuffato in mare da una di queste navi per raggiungere la costa ed era morto.

La nave Ocean Viking dell’ong Sos Meditérranée era rimasta bloccata per dieci giorni in mare prima di ricevere dalle Autorità italiane l’autorizzazione ad attraccare a Porto Empedocle, da dove i migranti erano stati trasferiti sulla Moby Zazà. Per il nolo di questa nave, di proprietà della Compagnia italiana di navigazione, è stata prevista la somma di circa un milione di euro. La sorveglianza sanitaria a bordo è affidata agli operatori della Croce rossa italiana (Cri). Il Ministero dell’Interno, per sopperire alla scopertura della Prefettura di Agrigento, ha aggregato un funzionario da Messina con il compito di gestire tutte le operazioni. «Le navi non sono ospedali, sono traghetti passeggeri, attrezzati per ospitare circa 250 persone», spiega la responsabile immigrazione della Croce rossa (Cri) Francesca Basile. «Dal 15 maggio la Moby Zazà ha ospitato 680 persone», continua Basile, che assicura che sulla nave medici, infermieri e operatori culturali sono protetti da dispositivi di sicurezza e seguono tutti i protocolli sanitari per garantire la salute delle persone.

Alla scopertura in periferia, si contrappone un “overbooking” nella Capitale: su un totale di 1041 dirigenti in servizio rispetto ai 1411 previsti, ben 361 sono in servizio a Roma. «L’errata gestione tecnica del fenomeno migratorio sta contribuendo ad alimentare una già generale situazione d’insicurezza collettiva», dice un prefetto che vuole rimanere anonimo. «L’incremento degli arrivi, unito all’emergenza Covid-19, rischia di generare un circolo vizioso a cui l’opinione pubblica non può che assistere passivamente con buon gioco di chi continua a soffiare sul fuoco», aggiunge. «E pensare che il Viminale è guidato da circa un anno da parte di chi ha (o dovrebbe) avere una piena conoscenza della complessa “macchina” amministrativa e che evidentemente ha concentrato le proprie attenzioni su altro, nonostante le numerose e continue sollecitazioni», conclude il prefetto.

Ieri, nel frattempo, Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale, è stato nominato nuovo prefetto di Roma. Il suo posto è stato preso da Bruno Frattasi. Bruno Corda è invece il nuovo direttore agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati. Piantedosi è stato capo di gabinetto anche con Matteo Salvini e con lui ha gestito la vicenda delle navi Diciotti e Gregoretti.