Meno di un mese dalla finale di Euro 2024 e la nuova stagione 2024/25 entra nel vivo con il primo trofeo da assegnare in Inghilterra, il paese calcisticamente più ricco del mondo dal punto di vista economico. A Wembley oggi si gioca la Supercoppa inglese, chiamata Community Shield, che tradizionalmente apre le danze in Inghilterra e viene sempre disputata una settimana prima del “big kick off”, il grande calcio d’inizio della nuova stagione di Premier League, la massima serie inglese. In campo ci saranno Manchester City e Manchester United e di fatto sarà il primo derby mancuniano della stagione (numero 194 ufficiale della storia) tra i campioni della Premier league in carica e i vincitori della Coppa nazionale (la Fa Cup).

La potenza narrativa del calcio inglese

Se c’è una cosa in cui i britannici sono maestri è la potenza narrativa del loro calcio, che si alimenta di ritualità capaci di creare tradizione e identificazione. Anche se lentamente tante cose cambiano si ha l’impressione di una continuità storica immodificabile e questo crea attesa, volontà di partecipazione e in ultima istanza mercato. Prendete ad esempio la Fa Cup, la Coppa d’Inghilterra. Il torneo di calcio più antico del mondo si alimenta di una sua tradizione epocale che resiste nonostante i cambiamenti. Da quest’anno ad esempio in caso di pareggio al 90’ non si giocherà la rivincita come accade da sempre, ma si procederà con supplementari e rigori. Nonostante questo i tifosi soprattutto all’estero continuano a vedere il torneo come modello, anche se questo distribuisce, ad esempio, meno soldi che la nostra Coppa Italia. La stessa Community shield ha una sua tradizione epica: nacque come partita il cui incasso veniva dato totalmente in beneficenza. Questo accadde fino al 2002. L’ex calciatore e opinionista Bbc, Mark Lawrenson, diede dell’evento la migliore definizione: “una gloriosa amichevole”.

Perché la Premier è regina di incassi tv

La partita di fatto alza il sipario sulla stagione ufficiale che porta al campionato più ricco del mondo, la Premier League, che da quasi un decennio ottiene incassi televisivi largamente superiori rispetto ai campionati di Spagna, Italia e Germania. Se si considera il mercato interno, le tv inglesi pagano sostanzialmente il doppio rispetto a quelle italiane, spagnole e tedesche; se invece si guarda ai mercati internazionali la Premier diventa inarrivabile, perché di fatto da un paio d’anni a questa parte i ricavi esteri sono anche superiori a quelli domestici, mentre gli altri paesi raccolgono anche otto o nove volte meno. Ma come è stato possibile? Potrà sembrare strano ma la regola è controintuitiva, esattamente il contrario di quello che si tende a pensare: la Premier League è così perché trasmette meno partite degli altri. Mentre a fine anni ’90 le leghe, tra cui la nostra Serie A, mettevano a disposizione il 100% delle partite per le televisioni, in Inghilterra si è sempre ragionato diversamente, facendo pagare le partite a peso d’oro. Due le logiche: non disincentivare le presenze allo stadio e valorizzare al massimo le fasce orarie garantendo che ogni tv non avesse due gare concorrenti alla stessa ora. Quando nel ciclo 2016-19 ci fu il boom che portò il valore triennale dei diritti domestici da 3,2 a 5,3 milioni di sterline con un aumento del 70%, solo il 44% delle partite erano trasmesse in tv.

Premier, alcune gare visibili solo allo stadio

Significa ad esempio che quello che gli italiani oggi considerano un diritto (ovvero vedere tutte le partite della propria squadra in tv su un’unica emittente) in Inghilterra non è affatto possibile: le gare vanno su 3 diverse piattaforme (Sky, Tnt e Amazon) e alcune gare sono visibili solo allo stadio. In totale le partite trasmesse sono solo il 50%. L’unica eccezione arrivò durante la pandemia: con gli stadi chiusi per il covid il paradosso era quello di avere partite a porte chiuse senza possibilità alcuna di essere viste. L’altro, per così dire, paradosso é che sia nell’ultimo triennio di diritti messi in vendita che nel prossimo nonostante l’aumento del numero di gare trasmesse (si arriverà fino al 70% delle 380 totali) le cifre offerte dalle televisioni non sono aumentate, a conferma di un fatto: il mercato televisivo non si nutre di partite in sé ma di eventi, ovvero di momenti rilevanti ed esclusivi. E da un certo punto in poi la disponibilità di più partite finisce solo per inflazionare il mercato.

La premier più piratata della Sere A

Certo, i numeri sono aiutati dal mercato: in Inghilterra c’è una diversa disponibilità a spendere per il calcio in tv e da oltre un decennio gli abbonati alle piattaforme televisive a pagamento sono almeno 3 volte superiori agli abbonati italiani. Nonostante questo, è sempre bene ricordarlo, la pirateria è assai diffusa ed è sostanzialmente proporzionale al successo economico (la Premier è più piratata della Serie A, altro che pezzotto). E così anche nel campionato inglese che inizierà tra una settimana la guardia sarà alta contro la pirateria, ma a differenza che da noi nessuno la utilizzerà come alibi per lamentare mancati introiti. Quando sei la lega più ricca del mondo l’inconveniente lo metti in conto, è un effetto collaterale del business ancorché spiacevole e legato ad un fenomeno, criminale senza se e senza ma, che al contempo diventa quasi una conferma della tua forza più che una debolezza.