Il dibattito sulle riforme costituzionali, in particolare sul premierato e sul ddl del governo, si accende. Oggi in Commissione Affari Costituzionali al Senato è intervenuto il professore Sabino Cassese. Il costituzionalista ha sottolineato come al posto dell’elezione diretta del premier, la riforma dovrebbe prevedere l’indicazione del candidato premier in modo da “conservare le prerogative di nomina al presidente della Repubblica“.

L’analisi di Sabino Cassese sul premierato

In audizione, il prof Cassese ha parlato dei testi che comprendono la riforma costituzionale. “Il mio giudizio complessivo, nei dettagli non entrerò è che i testi (il ddl del governo e quello di Iv) vanno nella direzione giusta, ma con mezzi che sono perfettibili“. Cassese ha ricordato come l’instabilità degli esecutivi abbia favorito un’allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica: “sono le crisi di governo che hanno aumentato le occasioni in cui il Presidente della Repubblica è dovuto intervenire come regista“. Per questo un premierato che possa dare una stabilità agli esecutivi è “auspicabile”.

Ma per il costituzionalista, l’elezione diretta può essere evitata: “Dinanzi a una diffusa preoccupazione sull’ erosione dei poteri del presidente della Repubblica, se vi fosse una indicazione elettorale del candidato premier e una indicazione del programma della coalizione, avremo una formula non diversa da quella della riforma elettorale del 2005″. In questo modo, dopo le elezioni “ci sarebbe un candidato premier indicato dal corpo elettorale alla cui nomina provvede il Colle, accertati i risultati, accertata la maggioranza parlamentare”. “A una indicazione, certo non definitiva da parte del corpo elettorale per il rinnovo del Parlamento, con un unico atto di scelta anche del candidato premier, seguirebbe l’atto di nomina da parte del Presidente della Repubblica” ha spiegato Cassese.

Ma “che vantaggi avrebbe questa formula, oltre a conservare al Presidente della Repubblica di mantenere le prerogative della nomina?”, si è chiesto da solo il professore. “Innanzi tutto un patto stipulato davanti agli elettori contribuirebbe alla soluzione del multipartitismo legandolo alla coalizione; costringerebbe tanti a indicare pubblicamente la propria scelta; inoltre consente di scegliere con atto unico il capo del governo e il Parlamento” ha evidenziato. “Una formula di questo tipo o somigliante potrebbe essere utile di fronte alla proposta che sono sul tappeto. È sbagliato affermare che tali proposte erodono i poteri del Presidente della Repubblica, ma erodono la sua investitura”.

Al margine del suo intervento, dopo le domande di alcuni senatori, Cassese ha ricordato come “sarebbe meglio una approvazione con la maggioranza dei due terzi di una proposta del Parlamento”: “È molto utile cercare un punto di incontro. Se il punto si raggiunge attorno alle due preoccupazioni di fondo, cioè l’erosione del Parlamento e l’erosione del Presidente della Repubblica, forse si può raggiungere con la formula che ho detto che si ottiene non solo con una riforma elettorale ma anche costituzione” ha concluso Cassese.

La replica della ministra Casellati

Dopo qualche ora, al termine delle audizioni in Commissione al Senato, la ministra per le Riforme Maria Elisabetta Casellati ha di fatto risposto a Cassese: “Noi siamo disponibili a intervenire sugli aspetti tecnici del testo per migliorarli. Quello a cui non possiamo rinunciare è l’elezione diretta, perché noi con il premierato la mediazione l’abbiamo già fatta, visto che partivano dal presidenzialismo“. “Come ha ricordato anche Cassese io la mediazione l’ho già fatta – ha detto Casellati – noi partivamo dal programma elettorale con il presidenzialismo, io ho svolto una lunghissima fase di ascolto, comprese le opposizioni, e alla fine ho presentato il testo con l’elezione del premier come mediazione”.

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