Prescrizione, il Pd gela i 5 stelle: “Processi brevi o ve la scordate”

I dem votano contro la proposta del forzista Enrico Costa che cancella la prescrizione breve, e gli entusiasmi dei 5 Stelle e dei fiancheggiatori del ministro Bonafede salgono alle stelle. «Chi si illudeva di far scattare una trappola, deve prendere atto che ha fallito», gongola la presidente della commissione Giustizia alla Camera Francesca Businarolo, Però l’esultanza dura solo un attimo. Perché la scelta del Pd non è affatto “un’apertura” alla prescrizione breve fortissimamente voluta dal Guardasigilli, come titolano festanti le home page di alcuni giornali, ma solo la quiete prima della tempesta. O Bonafede presenta una proposta per accorciare i tempi dei processi, chiarisce dopo il voto il Pd, o presenterà una propria proposta.

Che cosa è successo di preciso? A Montecitorio, dopo una lunga riunione del gruppo, i dem votano contro la proposta che chiedeva la corsia urgente per il suo ddl che impone lo slittamento della prescrizione “breve” di Bonafede, in vigore dal primo gennaio 2020. Ma se Italia viva non partecipa al voto in aperto contrasto con la riforma voluta dai 5 Stelle, il voto del Pd non si rivela affatto come un endorsement al ministro della Giustizia. Tanto che tra i democratici non affiora soltanto l’intento di prendere informalmente tempo, ma anche quello di mettere nero su bianco la volontà di rinviarla a tempo indeterminato tramite un emendamento nel prossimo Milleproroghe. Del resto, a raggelare il quartier generale a 5 Stelle ridotto a una polveriera dopo la doppia mossa salvinista contro il Mes firmata Di Maio-Di Battista, ci pensa il fuoco di fila di dichiarazioni dei democratici. Sì, sìamo stati leali verso gli alleati, chiosa Zingaretti. «Ma, come abbiamo sempre detto – la prende larga il segretario dem – riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi».  Poi le dure parole che aprono una faglia sempre più profonda con gli stellati. «Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni», ammonisce il segretario del Pd. Che poi, dopo mesi di ultimatum subiti dagli alleati renitenti, decide di arrivare al punto. E ribaltare il tavolo.

«Senza un accordo nei prossimi giorni – avverte Zingaretti – il Pd presenterà una sua proposta di legge. Lavoriamo dunque insieme per trovare una soluzione credibile e cambiare in meglio le cose», Il contropiede ormai è lanciato, la tregua finita. A chiarire bene come i dem non abbiano più intenzione di restare a guardare è anche il vicecapogruppo dem alla Camera, Michele Bordo. «Abbiamo spiegato molto chiaramente in aula le ragioni della nostra contrarietà alla dichiarazione d’urgenza avanzata da Forza Italia sulla proposta di legge Costa. Ma questo – insiste Bordo – non significa in alcun modo che concordiamo con l’entrata in vigore dal primo gennaio delle norme sull’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio». «Siamo impegnati con la maggioranza, e non da oggi – aggiunge – nella ricerca di una soluzione che assicuri processi rapidi e con tempi certi. Per quanto ci riguarda, il tentativo di trovare convergenze su questo punto andrà avanti nei prossimi giorni con determinazione». Poi, dopo l’invito al dialogo, il paletto. «Deve essere chiaro però – chiarisce Bordo – che se non si riuscirà in tempi brevi a trovare una sintesi, il Pd presenterà le sue proposte per impedire il rischio che con la nuova prescrizione i processi possano durare all’infinito. «La votazione meramente procedurale di oggi – è il monito del deputato Pd Stefano Ceccanti – non cambia in nulla, neanche in una virgola, quel motivato convincimento del gruppo Pd sull’incostituzionalità». «Di conseguenza, trattandosi di norma non solo non condivisibile ma anche incostituzionale – prosegue – il Pd metterà in campo tutta la sua volontà di superarla prima possibile. Meglio, certo, se in modo consensuale nella maggioranza, ma altrimenti per iniziativa propria». «Nessuno scambi il senso di responsabilità per una volontà di appeasement», scolpisce Ceccanti. La riforma Bonafede è incostituzionale, colpisce al cuore la Costituzione», tuona infine il dem Walter Verini. È la pietra tombale sulla prescrizione secondo i 5 Stelle. La pazienza è finita, insomma. Ma forse è anche l’inizio della fine.