Il presepe con due madonne, Gesù che diventa “Cucù” per non urtare coloro che hanno un credo diverso da quello cattolico. Da una parte si registra l’apertura della Chiesta verso il mondo dei diritti civili, a partire dal via libere alle benedizioni delle coppie gay, dall’altra ci sono queste ultime due polemiche che hanno visto nelle scorse ore un protagonista assoluto, un parroco che da mesi dialoga con il governo sovranista e populista di Giorgia Meloni che ha nella famiglia tradizionale uno dei principali credo.

Quel parroco è don Maurizio Patriciello da decenni alla guida della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano, una delle ‘periferie delle periferie’ della provincia di Napoli sulla quale il governo Meloni dalla scorsa estate sta provando a metterci la faccia (è presto però per cantare vittoria) anche grazie all’aiuto del sacerdote che da oltre un anno vive sotto scorta ‘grazie’ alle minaccia delle camorra.

Presepe con due madonne, la provocazione di don Vitaliano: “Condanne disumane”

Don Patriciello ha commentato duramente la rappresentazione del presepe con le due madonne voluta, in modo provocatorio, da don Vitaliano Della Sala, parroco della Chiesa SS. Pietro e Paolo in Capocatello di Mercogliano, in provincia di Avellino che da tempo è in prima linea per i diritti civili. Nella speranza di avere una Chiesa inclusiva in futuro, il ministro di Dio ha realizzato il presepe con due madonne contro “il disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa cattolica contro le ‘famiglie arcobaleno’ e la loro condanna a prescindere, senza una discussione e un confronto serio e onesto”. Disprezzo che, secondo il sacerdote avellinese –  “è la pennellata di tenebra che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo. Perciò ci sono due mamme nel presepe: la luce del Natale quest’anno la vedo risplendere anche su queste famiglie colpite da critiche e condanne disumane e antievangeliche”. Una rappresentazione che ha suscitato apprezzamenti e polemiche.

Presepe con due madonne, don Patriciello: “Caro confratello chiedi scusa e rispetta storia millenaria”

La replica di don Patriciello è durissima: “Caro don Vitaliano, caro confratello nel sacerdozio, si può e si deve discutere di tutto. Dobbiamo allargare il cuore e la mente fino a lacerarli. Avendo però sempre rispetto per l’intelligenza, la sensibilità e la fede del popolo di Dio. “Quella” famiglia nel presepe ci è cara. Tanto. Troppo. Racconta una storia. Per chi crede, quel Bambino è figlio di Dio. Siamo all’origine di una storia millenaria. E non solo di fede. A nessuno – in particolare a un prete – è dato di manometterne – arbitrariamente – il significato e la struttura. In appositi contesti discuteremo di altro. Nessun veto. Nessuna paura. Nessuna inibizione. Nessuna esclusione. La Chiesa – lo sai bene – non ha nemici. Ritorna sui tuoi passi. Cerca di fare un piccolo atto di umiltà. Chiedi scusa. Togli la statuetta aggiunta e rimetti san Giuseppe al suo posto. Gli compete di diritto”.

Gesù diventa Cucù: il caso a Padova

In un post precedente, lo stesso don Patriciello si era soffermato su un’altra degenerazione della fede, registrata questa volta in una scuola di Padova. “Eppure – sottolinea ironicamente – c’è chi si ostina a credere che i miracoli non accadono. Invece. In una scuola di Padova, Gesù diventa Cucù. “Per non offendere i bambini non Cattolici” hanno detto le insegnanti. Senza parole. Non sai se ridere o strapparti i pochi capelli che ti restano. A boccheggiare non è la fede, è la ragione. I bambini – tutti i bambini- vanno rispettati. Guai a prenderli in giro. Guai a trattarli come menomati. Non ce la perdoneranno. Un giorno ce la faranno pagare. Un bacio a Gesù. Un marameo a Cucù. Un abbraccio alle insegnanti. Una preghiera a Sant’ Antonio di Padova”.

 

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