Da Mosca
Presidenziali Russia tra proteste e arresti ‘Mezzogiorno contro Putin’: affluenza al 70%, in Moldavia molotov contro il seggio
La notizia dell’ultima ora è il lancio di due molotov contro il seggio in ambasciata a Chisinau dove un uomo di 54 anni è stato arrestato nella capitale della Moldavia, per aver lanciato due bottiglie molotov sul territorio dell’ambasciata russa, dove era stato aperto un seggio elettorale per votare per le elezioni presidenziali. Incendio subito sedato.
Ma il dato di fatto della giornata con gli occhi puntati sulle elezioni presidenziali in Russia è stata l’affluenza che attualmente si sta avvicinando al 70% a poche ore dalla chiusura delle urne. Con il 67,54% fissato questa mattina dalla Commissione elettorale centrale russa, il numero degli aventi diritto al voto ha superato i livelli del 2018.
L’affluenza nel 2018 era stata del 67,5%
Un dato nettamente superiore rispetto al 2018, con queste elezioni presidenziali si registra la seconda affluenza più alta in assoluto in un’elezione presidenziale nella Russia moderna. La prima si è verificata nel giugno 1991, quando avevano votato il 74,7% degli aventi diritto.
Le elezioni in corso, colpite dai bombardamenti ucraini e da una serie di incursioni nel territorio russo da parte di gruppi di sabotaggio anti-Putin, si concluderanno con alta probabilità con una vittoria schiacciante per Vladimir Putin, che corre praticamente senza opposizione. L’affluenza è un dato importante per il Cremlino che punta al plebiscito per Putin e la sua guerra.
Almeno 47 fermati per manifestazione ‘Mezzogiorno contro Putin’
Sarebbero una cinquantina le persone fermate oggi in Russia nel corso della manifestazione ‘Mezzogiorno contro Putin’, secondo dati forniti dalla Ong Ovd Info. “23 persone a Kazan, 7 a Mosca e 5 a San Pietroburgo: questi sono i dati sugli arresti che abbiamo a quest’ora. Il numero totale dei fermati in tutta la Russia è più di 47″,si legge sul sito della Ong.
Ucraina: “Tajani, non siamo in guerra con la Russia”
Nella Nato si decide tutti quanti assieme e non si e’ mai parlato di un intervento diretto in Ucraina. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a “In mezz’ora”. “Difendiamo fortemente il diritto dell’Ucraina all’indipendenza” ma “non siamo in guerra con la Russia”. A proposito delle dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron, Tajani ha detto di non sapere perche’ insista a dire che non esclude un’operazione sul terreno in Ucraina: “Non lo so, per prendere le distanze da Le Pen, credo che sia piu’ per un fatto interno”.
Gli anni di Putin al potere segnati dal ritorno al gelo con l’Occidente
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