Nulla di fatto ancora in Commissione Giustizia della Camera in merito al parere allo schema di legislativo recante disposizioni per il compiuto recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. La maggioranza infatti si è divisa sul parere elaborato dal relatore Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione: la proposta non piace a Pd, M5s e Leu che avrebbero invece dato l’ok al testo uscito da via Arenula mentre è appoggiata da Lega, FdI, Forza Italia, Iv, Coraggio Italia. Per evitare la spaccatura dunque il governo ha concesso una settimana in più, quindi fino al 20 ottobre, e il presidente della commissione Mario Perantoni (M5s) ha rinviato il voto. Si tratta della seconda proroga che il Governo concede sulla questione e il tempo corre: il parere della Commissione (così come quella della speculare in Senato), pur non essendo vincolante, deve essere inviato al Governo che ha tempo fino all’8 novembre per emanare i decreti attuativi.
Molto duro il commento di Costa: «Come relatore ho presentato una proposta di parere finalizzato ad evitare la spettacolarizzazione delle inchieste, la diffusione di atti di indagini, il palcoscenico mediatico per i Pm. Perché queste comunicazioni restano impresse sull’indagato con una cicatrice che non si cancella neanche in caso di assoluzione. Molte forze politiche si sono dichiarate a favore: Forza Italia, Lega, Coraggio Italia, Italia Viva, FdI, esponenti del gruppo Misto. Il M5S si è schierato contro. Il Pd aveva una grande occasione, ed aveva di fronte un bivio tra una scelta liberale e la chiusura pentastellata», spiega Costa che ha concluso: «Ha deciso di schierarsi con Bonafede e co.: perché il merito non conta più, conta solo non scontentare il partito di Grillo. Per non irritare l’imprescindibile Conte, i Dem calpestano gli stessi principi costituzionali che sbandierano quando conviene loro, quando ad essere esposto è qualche loro amico. Un partito senza identità, senza convinzioni, unicamente con convenienze politiche. Ed oggi, tra l’attuazione dell’articolo 27 della Costituzione e l’alleato forcaiolo, si schierano con quest’ultimo. Risultato: poiché non avevano i numeri non ci hanno consentito di votare. Hanno fatto ostruzionismo e, consapevoli che avrebbero perso, con la complicità del presidente della commissione hanno rinviato la seduta».
Anche Perantoni ha commentato, cercando di smorzare i toni: «Da presidente, non essendosi prospettata una coesione nella maggioranza, e visto che anche il Pd proponeva un parere alternativo, ho deciso di rinviare il voto anche perché c’erano ancora molti interventi in discussione. Questi giorni che si prospettano davanti a noi potranno essere utili per un chiarimento nella maggioranza perché arrivi a votare conformemente». Per la senatrice e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando «sulla presunzione di innocenza abbiamo apprezzato l’impostazione data dal Governo. Ora però il solito giochino di Costa rischia di demolire i risultati che tutta la maggioranza aveva contribuito a raggiungere e il punto di equilibrio decisamente avanzato trovato dalla ministra Cartabia».
Sempre ieri in Commissione giustizia sembra invece essere tornata la quiete in tema di ergastolo ostativo, per ora. Cosa era successo: il 5 ottobre scorso sempre il presidente Perantoni aveva preannunciato che ieri avrebbe sottoposto alla Commissione la proposta di adottare la pdl Ferraresi, del suo stesso partito, come testo base. Di solito però un testo base è scelto da un Comitato ristretto e rappresenta la summa di parti delle varie proposte non l’adozione complessiva di una sola pdl. Enza Bruno Bossio del Pd si era opposta duramente perché la pdl Ferraresi va in una direzione contraria a quella indicata dalla Corte Costituzionale nell’ordinanza dello scorso maggio. Ieri la retromarcia di Perantoni che ha dovuto prendere atto che nessuno avrebbe appoggiato la sua proposta, tranne ovviamente il M5s e l’Alternativa c’è. Si è deciso di creare quindi un comitato ristretto all’interno della Commissione per arrivare ad un testo unitario.