La promozione di un’adeguata politica di prevenzione costituisce una questione chiave per il presente e per il futuro del nostro Sistema Sanitario. Si tratta, infatti, di un punto imprescindibile per una politica che voglia realmente affrontare, su un piano globale, le criticità relative alla salute e alla tenuta del sistema. Ma, ancora oggi, in un momento così complesso per la nostra sanità, la prevenzione troppo spesso è la vittima sacrificale di tagli, il cui impatto negativo ricade sul sistema stesso e sui cittadini. È una deriva che rischia di divenire inarrestabile: non investendo a sufficienza in prevenzione, il sistema si fragilizza e diventa sempre più difficile, anche per mancanza di volontà politica, trovare le risorse adeguate. Il 43 per centro degli italiani non fa più prevenzione. Ci sono motivi economici e sociali, ma anche culturali: non c’è la conoscenza dell’importanza di questo tema. Parlare di prevenzione significa anzitutto decidere di puntare sulla promozione di una cultura che supporti le scelte politiche in questa direzione. Occorre su questo un forte impegno di sensibilizzazione a tutti i livelli, anche sul piano mediatico, per mettere questo tema al centro del discorso pubblico.

Bisogna agire con strumenti educativi e culturali, e con la comunicazione, senza incertezze, a partire dalla consapevolezza che ogni euro che investiamo oggi sulla sanità e sulla salute dei cittadini significa poi dimezzare i costi, rendere più efficace il contrasto alle malattie croniche e avere cittadini sani. È importante intervenire a partire dai bambini, mettendo in campo le opportune risorse economiche. Dobbiamo dire basta ai tagli che hanno gravato per troppo tempo sulla nostra sanità e che continuano a minacciarla. E occorre allo stesso tempo una riorganizzazione del Ssn e di tutti quegli aspetti che favoriscono buone pratiche, gli stili di vita corretti, la sana alimentazione, il movimento. Occorre promuovere contesti a misura di persona, ovvero un ambiente sano, socialmente buono dal punto vista dell’istruzione, della cultura e di tutti quegli aspetti dei contesti urbani che concorrono alla salute, alla qualità della vita e al benessere, a partire da quelle condizioni che favoriscono lo sport e l’attività fisica. Io stessa ho presentato un disegno di legge per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserire lo sport in ricetta medica, e consentire alle famiglie di usufruire delle detrazioni fiscali. È importante portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età.

Investire troppo poco in prevenzione, proprio per la mancanza di una cultura adeguata, genera un enorme paradosso, perché si tratta di un investimento che consentirebbe di risparmiare almeno la metà nel futuro, in cura, riabilitazione, ospedalizzazione, e conseguire risparmi concreti in ogni territorio. Investire significa per esempio poter ridurre le liste d’attesa, che oggi sono una piaga insopportabile, e su questo abbiamo già proposto di stanziare da subito un fondo di 10 miliardi per ridurre, quantomeno a un anno, le liste d’attesa. Investire in prevenzione significa affrontare trasversalmente molte criticità del nostro sistema sanitario, proprio perché puntare sulla prevenzione può essere la vera chiave per dare al sistema nuovo slancio. Occorre provvedere a una riduzione reale delle diseguaglianze sociali e territoriali, perché oggi questa disparità è sempre più alta e non vi è un accesso alle cure paritario, e vi è la necessità forte per il sistema di investire di più sulla digitalizzazione approfittando anche delle risorse del PNRR. Sarebbe stato utile impiegare i soldi del Mes sanitario perché avrebbero consentito di riorganizzare tutto il sistema: perdere trentasette miliardi di euro che sarebbero stati preziosi per assunzioni, per misure strutturali e quindi per la messa a terra di un piano organico capace di impattare sui prossimi dieci anni, è stato di una gravità inaudita. Quelle risorse avrebbero consentito di arginare la fuga di medici e infermieri che affligge l’Ssn.

Occorre quindi un nuovo patto, una nuova alleanza tra le istituzioni, il mondo medico e scientifico, i pazienti, che metta la prevenzione al centro del sistema e ne faccia un cardine indiscusso. E occorre, allo stesso tempo, un nuovo patto educativo, tra famiglia e scuola: è con questo scopo, per promuovere questa alleanza educativa, che ho depositato anche una proposta di legge per ripristinare il medico scolastico in quanto presidio fondamentale per la sicurezza dei bambini nelle scuole. È importante agire su più livelli per aumentare la consapevolezza su questo tema: condividere realmente e su più fronti la cultura della prevenzione significa compiere un passo decisivo per mettere questo tema al centro dell’agenda politica, farne una priorità imprescindibile in grado di orientare le scelte rispetto alla riorganizzazione e a un impiego virtuoso delle risorse.

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Senatrice capogruppo commissione cultura e Responsabile sport Italia Viva