Primarie del Pd, come si sceglierà il nuovo segretario

Giornata tesa, ieri, al Nazareno. La riunione della Direzione, fissata per le 12.30, è stata sconvocata in fretta e furia appena mezz’ora prima. Mancava l’accordo sulle regole tra i comitati che rappresentano i quattro candidati. Poco male, avrebbe potuto obiettare qualcuno: la Direzione è convocata per decidere, la sede per decidere è quella. Nel Pd di oggi non funziona così: l’unanimismo di facciata richiede che sulle regole ci sia un accordo preventivo già sottoscritto al momento di essere posto in votazione. Così la Direzione è slittata alle 19. Nel mezzo, le manovre di ammorbidimento degli sherpa hanno provato a trovare una quadra. Le riunioni informali si sono succedute in tutte le sedi possibili: due correnti si sono impossessate dei retrobottega di due caffetterie, una in largo del Nazareno e un’altra nella vicina via Poli.

Quelli di Base Riformista si sono riuniti negli uffici del gruppo a Montecitorio. Altri, soprattutto i franceschiniani di AreaDem, si sono ritrovati fuori dalla Chiesa del Gesù, nelle more della messa a suffragio di David Sassoli. A fare da mediatore in quest’ultima occasione sarebbe stato un pontiere di tutto rispetto come Piero Badaloni, tornato attivo dalle parti di Elly Schlein ma con amicizie e radici soprattutto bonacciniane. Alla fine, un accordo si è trovato. Ed è di quelli che scontentano tutti: sì alle primarie online, ma solo per alcuni, rari casi. La regola è: recarsi al gazebo. Votare online una eccezione da motivare. Potranno beneficiarne coloro che hanno difficoltà a raggiungere i gazebo, gli anziani con difficoltà motorie, i disabili, chi abita in zone montane e non può recarsi a votare di persona. Un lodo su cui sembra aver pesato Matteo Ricci, eminenza grigia dell’area Bonaccini e amministratore sensibile alle aree interne e alla partecipazione politica della terza età. Era stato lui ad avvertire, in mattinata, che “il dibattito sulle regole è tutto ciò che non dobbiamo fare se vogliamo che gli elettori si avvicinino a noi, è un dibattito assurdo che non interesse nessuno e che ha stancato anche i militanti più affezionati. Il rinvio della direzione è sbagliato, è un brutto segnale”, aveva tuonato.

E provato a riportare il buon senso cui ha fatto seguito un appello dello stesso Stefano Bonaccini: “Evitare una conta e una spaccatura sulle regole delle primarie. Perché continuando così passiamo per marziani”. Parole che lasciano intravedere uno spiraglio di intesa, dopo che le trattative serrate fra le mozioni hanno portato all’ipotesi di un voto online limitato ad alcune aree geografiche, quelle in cui l’organizzazione del voto ai gazebo risulta più difficoltosa, e ad alcune categorie sociali, come disabili e anziani. “La regola generale è che si vota nei seggi”, spiega una fonte dem: “Poi, per permettere alle persone che sono in difficoltà come disabili e anziani, oppure a chi vive in aree montane e non può arrivare al seggio, si prevederà il voto online. Sarà la Commissione a definire tempestivamente i criteri con cui fornire questa possibilità”. Certo, l’applicazione di questo lodo è poi altra partita rispetto all’accordo stabilito. Ed è curioso pensare che mentre i giovani voteranno in modo tradizionale, a farlo collegandosi da remoto con il pc dovranno essere gli ottantenni.

La strada rimane dunque in salita. Paola De Micheli – forte di quel “Concretamente” che è il titolo del suo libro e il suo vero e proprio grido di battaglia – è rimasta coerente con le perplessità espresse sin dall’inizio, e al momento ferma su un voto online che penalizzerebbe militanti storici e iscritti. Anzi, per le primarie De Micheli continua a suggerire un diverso peso elettorale, dove gli iscritti valgono due e gli elettori, uno. Anche per dare un senso di valore in più all’essere iscritti ad un partito in cui i militanti faticano a ritagliarsi un ruolo. Gianni Cuperlo, al contrario, non ha voluto chiudere la porta all’idea di un voto online “mirato”. Quattro le categorie infine ammesse al voto online: i residenti all’estero, i disabili, i malati e chi è bloccato da un impedimento. Ultimo punto, questo, assai generico e che ha destato le maggiori perplessità. Alla fine, De Micheli non ha partecipato al voto finale. Gli altri tre candidati si sono accordati alla bell’e meglio.

Soddisfatto il portavoce di Base Riformista, Alessandro Alfieri: “Il buonsenso prevale, il Pd è come una grande famiglia, quando ci sono le sfide più importanti si ritrova”, ha rassicurato il senatore lombardo. “Non penso ci sia un rischio scissione”, risponde a chi glielo chiede, “quando ci si riconosce si lavora insieme. Ci si confronta, si discute anche animatamente ma questa è la differenza rispetto agli altri partiti. Nei partiti personali decide una persona per tutti, quando vuoi stare in una grande comunità democratica si discute. Ci si impiega un po’ di più ma a quello non vogliamo rinunciare. Le regole del gioco sono importante, non si scherza. Anche sull’online ci vuole una piattaforma sicura, ci vuole lo Spid”. La Direzione ha dato il via libera, ma nei dettagli si annida il peggio. E adesso che si dovrà passare dalle regole generali ai temi, forse la politica tornerà a farsi sentire.