Il giorno del verdetto
Primarie del Pd, la sfida del numero dei votanti
Saranno un milione o un milione e mezzo? E se a partecipare fossero invece meno, solo ottocentomila? Sull’incognita dell’affluenza ai gazebo che domenica 26 febbraio dovranno indicare il nuovo segretario del Partito Democratico, le ipotesi aprono a scenari diversi. Stefano Bonaccini e Elly Schlein un numero lo indicano insieme: un milione.
È quella la soglia psicologica sopra la quale si potrà parlare di successo. Se quelli fossero i votanti, la proiezione finale potrebbe rispettare l’esito dei congressi dei circoli, vero “seggio campione”, con i 150.000 voti scrutinati. Un po’ meno delle precedenti primarie, ma nessun crollo. Spingono per una partecipazione più ampia possibile i sostenitori di Elly Schlein. La loro convinzione è che il voto d’opinione della sinistra diffusa – dei movimenti e delle associazioni, e sotto sotto anche quello di qualche elettore sconfinante, cioè grillino e per l’occasione demo-grillino – non potrà che sommarsi a quelli già intenzionati a votare per la candidata outsider.
Il gap da colmare per averla vinta su Bonaccini è di quasi 20 punti sui congressi di circolo: la mobilitazione dei non iscritti sarebbe il fattore chiave. E permane il giallo sul voto di chi ha sostenuto Cuperlo. Diplomatico lui, incerti alcuni suoi grandi elettori, più orientati per la candidata più antirenziana una buona parte di chi lo ha votato. “Attenzione che i numeri di Cuperlo, sommati a quelli di Schlein, creano le condizioni per un testa a testa aperto e dall’esito non pronosticabile”, ci dicono dal Nazareno. Se Elly Schlein vincesse si troverebbe segretaria ma di minoranza: avrebbe la maggior parte dei dirigenti schierati contro. E sarebbe la prima volta di un’anatra zoppa in casa dem.
Dalle parti del presidente dell’Emilia-Romagna, i toni sono rassicuranti: “Più ci sarà partecipazione, più verrà confermato il voto dei circoli”, viene detto. Alessio D’Amato, che tira la volata a Bonaccini, prevede “coerenza tra voto dei circoli e dei gazebo”. Insomma, le incognite sono tante. E come sempre quando si conta sulla partecipazione diffusa, si guardano le previsioni del tempo. Che quasi fosse una metafora, indicano un annuvolamento che si tradurrà in maltempo: domenica pioverà su quasi tutto lo Stivale. E a Roma c’è anche la giornata ecologica senza auto, a tenere a freno gli spostamenti. Si lancia in una previsione il sondaggista Renato Mannheimer: “Le primarie si concluderanno con un 55% di voti a Bonaccini e un 45% a Schlein”, dice all’Adnkronos.
Se avesse ragione, e il Pd si trovasse davanti a una vittoria di Bonaccini non schiacciante, da lunedì il dibattito degli ultimi giorni sul ticket o comunque una collaborazione tra il presidente dell’Emilia Romagna e la sua sfidante Schlein, potrebbe diventare di stretta attualità. Già Bonaccini ha detto più volte che, se vincerà, chiederà una mano a Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli. I ruoli possono essere diversi: dal vertice del nuovo partito – come Presidente – a quelli parlamentari. Camera e Senato dovranno in ogni caso rinnovare i vertici del gruppo dem. Anche se le due attuali capigruppo, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, si sono schierate entrambe con Bonaccini, il nuovo segretario per dare un segnale di discontinuità dovrà rinnovare gli incarichi.
Quale sarebbe dunque lo schema? In ambienti parlamentari Pd si fa notare che “lo schema potrebbe avere diverse varianti: entrambi i capigruppo di maggioranza o uno alla minoranza, specie se si trattasse di una vittoria stretta”. Venerdì Enrico Letta ha fatto il suo saluto da segretario del Pd e ha scelto di farlo manifestando solidarietà all’Ucraina a un anno dall’inizio della guerra. Ai seggi delle primarie di domenica verranno esposte la bandiera della pace e quella ucraina.
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