Primarie comuni a partire dalla Sicilia
Primarie di centrosinistra, cosa prevede l’accordo sciagurato tra Letta e Conte
Proprio mentre le divisioni tra Partito democratico e 5 stelle si fanno più evidenti, e il movimento frena azione e durata del Governo Draghi mentre all’interno del Pd cresce la corrente contraria a quest’alleanza, Letta e Conte siglano il patto per la Sicilia. Con aperitivo a base di olive, formaggio e taralli pugliesi. E’ Letta che va a trovare Conte nel suo appartamento romano, come ai tempi delle quirinarie. E a poco serve il tentativo di smentita dal Nazereno, che definisce “l’incontro solo “interlocutorio” puntualizzando: “L’idea di primarie congiunte è in fase di discussione, ma nessuna decisione è stata assunta. È una delle opzioni”.
A riferire i contenuti infatti è stato il segretario regionale del Pd siciliano Anthony Barbagallo, presente all’aperitivo a casa Conte insieme a Letta e al capogruppo 5 stelle nel Parlamento siciliano Nuccio Di Paola. Il tavolo della coalizione era già aperto da settimane, ma dopo i primi tentennamenti dei 5 stelle l’accelerata è scattata con la fuoriuscita dal movimento del siciliano Giarrusso, anche lui candidato in pectore in alle regionali siciliane. Il campo largo però dovrà procedere a primarie di coalizione, la stesura delle regole è affidata a Claudio Fava, politico di lungo corso ex parlamentare di Sel. Le primarie si terranno tra il 16 e il 18 luglio, precedute da 40 giorni di campagna elettorale con l’iscrizione dei votanti su una piattaforma online.
Per i 5 stelle sono già in corsa lo stesso Di Paola, il deputato all’Ars Luigi Sunseri e probabilmente si muoverà anche Giancarlo Cancelleri. Mentre in casa Pd i nomi al momento sono quelli dei due europarlamentari Caterina Chinnici e Pietro Bartolo. Ma sembra affacciarsi anche l’ex ministro e attuale vice di Letta Peppe Provenzano. La sinistra invece punta su Claudio Fava, già in campagna elettorale da tempo. Le candidature dovranno essere depositate entro il 10 giugno, chi correrà si impegnerà con un atto notarile a sostenere il vincitore presentando una propria lista autonoma ed è vietata la partecipazione a chi “ha governato al fianco delle destre”, cioè nella giunta di Nello Musumeci e nelle amministrazioni locali di centrodestra. Questa è la prima candidatura insieme di Pd e 5 stelle per le regionali, anche se finora hanno stretto alleanze dopo le elezioni come in Puglia, in Lazio e in Campania.
Mentre sono insieme già in alcuni comuni per le amministrative. E’ il caso di Taranto dove è ufficialmente rinato il Conte due. Sul palco insieme due tra gli esponenti più in vista di quel governo, Francesco Boccia e Mario Turco, il tarantino ex sottosegretario e attuale vice di Conte nel movimento. Con loro Michele Emiliano, per sostenere illuso pupillo candidato sindaco Rinaldo Melucci. Si sono incontrati in un comizio la settimana scorsa, e chiuderanno insieme la campagna elettorale il 10 giugno. Nel frattempo Giorgia Meloni, che aveva annunciato per oggi un comizio a Taranto a sostegno del candidato del centrodestra, l’ex segretario del Pd Walter Musillo, ha annullato l’evento. Nonostante sarà comunque presente in provincia di Taranto, a Manduria ospite della masseria di Bruno Vespa. Ufficialmente diserta il palco per motivi personali, ma non è sfuggito che sempre oggi sarà a Taranto a sostegno del candidato del centrodestra anche Antonio Tajani.
Forse quindi Giorgia Meloni ha voluto evitare di presentarsi lo tesso giorno in piazze divise con Forza Italia, o forse ha voluto evitare l’attacco di fare inciuci con la sinistra già sferrato da Michele Emiliano. Infatti Musillo solo due anni fa era candidato alle regionali nelle liste del Presidente Emiliano, mentre ora è il candidato sindaco di centrodestra e certamente la cosa avrebbe messo in imbarazzo Giorgia Meloni. Mentre il centrodestra quindi non riesce a creare classe dirigente in gradi di vincere le amministrative, ne a stare unito, Pd e 5 stelle si alleano dove possono al grido “altrimenti arrivano le destre”. E lo fanno proprio a Taranto dove i 5 stelle alle ultime politiche presero il 50 per cento dei voti eleggendo 5 parlamentari proprio a danno del pd. E con la promessa di chiudere Ilva, poi smentita proprio da Conte che nel secondo governo firmò con il pd, insieme ai ministri Patuanelli e Gualtieri, e all’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, l’ingresso dello stato nella società, e il piano industriale a 8 milioni di tonnellate con due altiforni e un forno elettrico.
Ora però in campagna elettorale Pd e 5 stelle a Taranto sembrano dimenticare che sono proprio loro i responsabili di quel piano industriale, e si lanciano in una campagna elettorale “green” a sostegno proprio dell’ex sindaco che ha minato con ricorsi e ordinanze quei piani del governo. Cosi come è accaduto da ultimo due settimane fa durante le votazioni del decreto Ucraina, con i senatori del Pd che per seguire i 5 stelle hanno votato contro l’indicazione di Letta su un articolo per Ilva voluto e difeso dallo stesso Draghi. Con il governo salvata dall’astensione di Fratelli d’Italia. Le promesse di questa alleanza non sono le migliori.
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