Aumentano le domande di equo indenizzo
Processi lumaca, a Napoli nel 2021 boom di risarcimenti
Processi infiniti. In Italia e soprattutto a Napoli sono il nemico numero uno di una giustizia giusta, il problema più grave e da sempre irrisolto. Chissà quali altri disastrosi bilanci dovranno ancora succedersi perché i politici incaricati di affrontare la questione si decidano ad intervenire in maniera efficacemente risolutiva? Viene da chiederselo di fronte ai dati elencati ogni anno, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sabato c’è stata la tradizionale cerimonia con le annuali relazioni dei capi degli uffici.
A parte i numeri sui procedimenti arretrati, che sono sempre elevatissimi, ad allarmare è il boom delle richieste di risarcimento registrato nel 2021 per lungaggini processuali che mortificano i diritti del cittadino, sia esso imputato o parte lesa del processo. Nell’ultimo anno si sono contate ben 2.256 domande di equo indennizzo, pensare che erano 1.354 fino a qualche anno fa. «Questo elevatissimo numero di domande – spiega il presidente della Corte d’appello di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi – rende complessa e lenta anche la fase di liquidazione degli indennizzi, con conseguente frequente ricorso allo strumento del giudizio di ottemperanza per ottenere il loro pagamento e ulteriore aggravio di spese per l’erario». All’origine del problema c’è l’assoluta inadeguatezza della pianta organica dei magistrati e del personale amministrativo rispetto ai carichi di lavoro.
Ne è convinto il presidente De Carolis, per il quale la questione «è essenzialmente un problema di allocazione irrazionale delle risorse, che non ha niente a che fare né con l’organizzazione né con la collocazione geografica dell’ufficio giudiziario». Un po’ di numeri: nel distretto di Napoli sono presenti circa 200 pubblici ministeri (oltre i Vpo che rappresentano normalmente l’ufficio requirente in udienza monocratica), dei quali 107 nella sola Procura di Napoli, mentre i giudici penali assegnati alle sezioni gip/gup e dibattimento, divisi in sette Tribunali medio grandi, è pari a circa 240, cioè appena un quinto in più dei pm. Infine in Corte d’Appello, nelle sezioni penali ordinarie, sono previsti solo 54 magistrati (con un rapporto di oltre 4 a 1 rispetto ai giudici di primo grado) ma di fatto sono effettivamente in servizio solo 39 magistrati, divisi in 13 collegi, che arrivano a 45 solo grazie agli applicati dai Tribunali. «È quindi evidente la sproporzione tra le forze in campo», commenta il presidente De Carolis.
«Devo dire che è abbastanza frustrante constatare che il grido di allarme e le richieste che avevo fatto già nella mia prima relazione del 2016 e che ho ripetuto in tutte le successive relazioni nel corso degli anni sono rimasti di fatto inascoltati – è l’amara conclusione della sua relazione annuale -. In particolare nel 2016 avevo segnalato che la criticità principale del distretto era rappresentata dall’assoluta inadeguatezza degli organici dei magistrati e del personale amministrativo, chiedendo al Ministero della Giustizia di adeguare le piante organiche degli uffici in questione e al Csm di coprire i posti vacanti, soprattutto quelli del settore penale della Corte di Appello. Ora dopo sei anni devo purtroppo constatare che le piante organiche del personale amministrativo sono rimaste invariate, quelle dei magistrati sono state aumentate in modo assolutamente insufficiente e squilibrato e i posti del settore penale della Corte di Appello continuano a rimanere vacanti».
Una disparità da cui deriva non solo il bilancio nero della giustizia con il boom di richieste di indennizzo per l’eccessiva durata dei processi registrato nel 2021, ma anche la previsione altrettanto nera per il futuro. «Vi è purtroppo il serio rischio o addirittura la quasi certezza che una grande quantità dei reati commessi nel distretto resterà di fatto impunita, il che renderà sicuramente molto più difficile per i soggetti più deboli ottenere giustizia e la riparazione dei torti da loro subiti e questo non è certamente un bel segnale da dare in un territorio come questo, segnato dalla forte presenza della criminalità, organizzata e no».
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