Giuseppe Falcomatà tornerà a fare il sindaco di Reggio Calabria. La Cassazione ha annullato la condanna a un anno di carcere, con pena sospesa, per abuso d’ufficio emessa lo scorso novembre. È stata accolta la richiesta degli avvocati Marco Panella e Giandomenico Caiazza e la sentenza del processo ‘Miramare’ è arrivata nella serata di mercoledì a Roma. Annullata la sentenza d’appello anche per gli altri dieci imputati, che erano stati condannati a sei mesi.

L’inchiesta “Miramare”

Un processo nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione del Grand Hotel Miramare. Nel 2015, la struttura era stata concessa senza alcun bando pubblico all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella. Il focus dell’indagine ci sono stati i rapporti tra Falcomatà e Zagarella che, in occasione delle elezioni comunali del 2014, aveva concesso gratuitamente al sindaco di Reggio Calabria alcuni locali di sua proprietà per ospitare la segreteria politica.

La corte di Cassazione avrebbe valutato la desistenza volontaria degli imputati che, dopo aver affidato il Miramare all’associazione di Zagarella, avevano revocato l’affidamento. In mattinata, il sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Roberto Aniello aveva chiesto l’annullamento della sentenza per prescrizione spiegando che il fatto forse andava qualificato in maniera diversa e ci potrebbero essere dubbi sulla ricostruzione della vicenda. Dubbi che, comunque, non potrebbero essere risolti, in quanto il reato in ogni caso sarebbe prescritto.

Per questo si è arrivati all’annullamento che permette a Falcomatà di rientrare a Palazzo San Giorgio. Tra gli altri imputati, oltre al segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, all’ex dirigente del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” del Comune, Maria Luisa Spanò, e all’imprenditore Paolo Zagarella, ci sono i sette ex assessori: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Anche per loro si interrompe la sospensione imposta dalla legge Severino. L’ex assessore Giovanni Muraca entra al Consiglio regionale da dove era sospeso dopo la condanna d’appello.

Redazione

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