Con il via del presidente della II sezione penale, Roberto Murgia, è iniziata poco dopo le 10 del mattino nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo l’ultima udienza del processo Open Arms in cui il vicepremier Matteo Salvini è imputato per il reato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, nell’agosto del 2019 quando era ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave Open Arms.

Mentre in Piazza Politeama i parlamentari della Lega manifesteranno solidarietà al leader del partito, è Giulia Bongiorno a prendere la parola per l’arringa difensiva. L’accusa è rappresentata dall’aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi che nelle scorsa seduta ha chiesto 6 anni di carcere per l’imputato. Salvini, presente in aula, oggi ha nominato come altro legale l’avvocato Francesco Colozzi.

L’arringa dell’avvocato Giulia Bongiorno

“Dobbiamo uscire dalla logica dei soli diritti, una cosa è il diritto, una cosa è la pretesa. Il diritto allo sbarco non si discute, ma non si può scegliere dove, come, con chi, quando”, ha detto all’inizio dell’arringa l’avvocato Giulia Bongiorno. “Al ministro Salvini viene contestato di aver rifiutato di assegnare un porto di sbarco (Pos), ma si dimentica che il 15 agosto, alle 3:23, ne stato effettivamente indicato un altro, a circa due ore dall’ingresso della nave nelle acque territoriali italiane. Ci sono stati numerosi rifiuti, ma non da parte di Salvini. Si intende dimostrare che alla nave Open Arms sono state offerte molte opportunità di sbarcare i migranti, ma queste opportunità non sono state accettate, portando quindi a vari rifiuti e dall’1 al 14 agosto del 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera, la Spagna”, ha continuato l’avvocato aggiungendo  che Open Arms, mentre si stava dirigendo verso Lampedusa, improvvisamente ha cambiato rotta e ha iniziato a navigare in modo incerto, aspettando.

“Alle 8 si è osservato un cambiamento di direzione improvviso e, alle 8:30, una variazione di velocità. Cosa è successo?” si domanda l’avvocato, suggerendo che la ONG spagnola potesse avere un “appuntamento” per accogliere i profughi. Secondo la supposizione, Open Arms non si sarebbe trovata casualmente davanti al barcone con i migranti, né è stata Alarm Phone a indicare la loro presenza alla ONG. La penalista sostiene che ci sia stato un incontro pianificato, e che qualcuno avrebbe dato istruzioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone, la quale, peraltro, non era neppure accurata.

Bongiorno nega anche che l’imbarcazione con i migranti soccorsi dalla Open Arms ad agosto nel 2019 fosse in pericolo: “Il video girato dal sommergibile Venuti parla chiaro: non c’era alcuna avaria, la barca coi migranti non era fuori controllo. L’imbarcazione aveva capacità governo e c’era chi manovrava verso poppa. Non c’era poi nessuno squarcio. Il porto sicuro – continua – è stato dato due ore dopo l’ingresso della Organizzazione non governativa Open Arms in acque territoriali italiane”.

L’arringa è ancora in corso

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Redazione

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