Le dichiarazioni del leghista
Processo Open Arms, Salvini in udienza: “Con me al Viminale nessun morto tra i migranti”. Poi punta il dito su Conte
È arrivato nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo. Matteo Salvini, insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, ha reso dichiarazioni spontanee nel processo Open Arms, che vede imputato il vicepremier per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio dopo aver negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi in mare nell’agosto del 2019 dalla ong spagnola.
Nel suo discorso, quasi da comizio elettorale, l’attuale ministro dei Trasporti ha rivendicato il lavoro svolto durante la sua esperienza al Viminale: “Ho l’orgoglio di dire che quando fui ministro dell’Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell’ Europa”.
Le dichiarazioni di Salvini al processo Open Arms
“Ho reso un servizio utile al paese e mi faccio pienamente carico di quel che abbiamo fatto con risultati assolutamente mai raggiunti né prima né dopo non solo in termine di contrasto al traffico di esseri umani ma anche di vite salvate” ha affermato Salvini, ricordando che con lui al ministero dell’Interno gli sbarchi si sono ridotti del 90%. “Meno partenze significa meno morti, meno drammi e meno soldi per i trafficanti” ha aggiunto.
Il leader della Lega poi, sempre nelle sue dichiarazioni spontanee, ha ribadito cosa lo motivasse nel fare determinate scelte, o almeno come ha motivato tali scelte: “Io tutelavo la sicurezza nazionale come dimostra il fatto che almeno tre episodi delittuosi in Francia, Germania e Belgio sono imputabili a persone sbarcate a Lampedusa. Al contrario di quel che sostiene qualcuno l’allarme terrorismo c’era. Quindi la particolare attenzione all’immigrazione irregolare era un obiettivo giusto”.
Open Arms, Salvini contro Conte
Dopo la sua simil arringa, il leader del Carroccio ha puntato il dito anche contro l’allora premier Giuseppe Conte. “Conte ha condiviso tutte le scelte di politica migratoria tranne quella relativa alla Open Arms e questo si spiega facilmente se si pensa che tra l’8 e il 9 agosto si era aperta la crisi di governo con la mozione di sfiducia al premier” ha ricordato Salvini. Secondo il leghista il Movimento Cinque Stelle cambiò posizione solamente a causa della volontà dei grillini di rompere con il governo giallo-verde.
“In tutte le centinaia di episodi precedenti – ha spiegato Salvini – ci sentivamo al telefono per le varie questioni. Con Open Arms, invece, Conte iniziò un carteggio. Il 14 agosto per la prima volta mi scrisse riferendosi ai minorenni a bordo e invitandomi a prendere le decisioni conseguenti. Noi rispondemmo a Ferragosto mentre coordinavamo le forze pubbliche in un patto anticamorra”. “Il 16 il presidente del Consiglio tornò a scrivere – dice sempre Salvini – contestando le mie scelte, il 17 noi rispondemmo: un comportamento epistolare che rappresenta la cesura politica che ora mi porta qua sul banco degli imputati. Per i 5 Stelle quello che ho fatto con la Diciotti andava bene, quel che ho fatto con la Open Arms no, ma la verità è che il problema era politico”.
“Non avevamo informazioni su terroristi a bordo della Open Arms”
A processo in corso, Salvini ha risposto alla domanda del procuratore aggiunto Marzia Sabella: “Non avevamo informazioni sulla presenza di terroristi a bordo della Open Arms”. “Fui informato dal capo di gabinetto del ministero che la Open Arms aveva soccorso i migranti in acque internazionali. Ricordo che avemmo un sospetto legato all’immigrazione clandestina perché sul comandante dell’imbarcazione, Marc Creus, pendeva una richiesta di rinvio a giudizio” ha affermato Salvini. La procuratrice ha chiesto allora al ministro quando seppe che Creus fosse indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Domanda a cui Salvini ha risposto: “Immagino che me l’abbia detto il capo di gabinetto Piantedosi prima della sua richiesta di ingresso in acque nazionali”.
Il post di Salvini
“Qui tribunale di Palermo, pronto a prendere parola nell’aula bunker al processo che mi vede rischiare 15 anni di carcere per avere, da ministro dell’Interno, difeso la sicurezza e i confini del mio Paese. A testa alta, orgoglioso di quello che ho fatto”. Prima dell’udienza, Matteo Salvini ha lasciato un post su Instagram con un video di lui che entra nell’aula bunker del processo.
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