La prassi dell'inchiesta e della sospensione cautelare, la prassi della gogna...
Professore si toglie la vita al cimitero: sospeso da scuola dopo inchiesta su presunta relazione con alunna
Ha deciso di farla finita nel cimitero del Paese. Un professore in servizio in una scuola media in provincia di Bologna si è tolto la vita nella giornata di martedì 14 marzo, poche ore dopo aver ricevuto la notizia della sospensione cautelare dall’istituto dove lavorava perché coinvolto in una inchiesta relativa a presunti rapporti non leciti avuti con una sua alunna.
A ripotare la vicenda è l’edizione bolognese del Corriere della Sera, che ricostruisce il dramma accaduto in un piccolo comune della provincia, con la comunità scolastica sotto choc per la scomparsa del docente iniziata a diffondersi nel tardo pomeriggio di ieri. L’uomo era al centro delle indagini della Procura di un’altra città emiliana per una vicenda, basata su voci e segnalazioni, relativa a una presunta relazione con una allieva minorenne. Segnalazioni che hanno portato la magistratura ad aprire un fascicolo per far luce sull’accaduto.
Come da prassi, gli inquirenti hanno avvertito la scuola dove lavorava l’insegnante dell’indagine in corso. E, sempre come da prassi, il docente è stato sospeso in via cautelativa in attesa dell’esito, spesso non immediato, degli accertamenti della Procura.
Ma come spesso accade, è bastato il solo coinvolgimento nell’inchiesta a far scalpore e a tacciare come colpevole il docente che probabilmente non ha retto alla vergogna e alle voci sul suo conto, anche da parte dei suoi stessi colleghi, decidendo di farla finita nel cimitero del piccolo comune bolognese.
Secondo il Corriere, non si tratterebbe di una storia di violenza ma di una relazione basata su contatti non permessi tra un docente e un’alunna minorenne.
Una vicenda analoga, si verificò a Napoli nel giugno del 2019, quando Vincenzo Auricchio, professore di matematica del liceo Gian Battista Vico, si tolse la vita a 53 anni dopo essere finito agli arresti domiciliari dopo la denuncia di abusi sessuali di una delle due studentesse, all’epoca 15enne, spinta dalla gelosia e da alcune conversazioni che avrebbe letto sul cellulare della compagna di classe, che testimoniavano una presunta relazione anche con quest’ultima ragazza.
Auricchio, difeso dall’interno liceo e dai suoi colleghi, venne massacrato dai media locali e nazionali, e pochi giorni dopo il suo arresto decide di farla finita nella cantinola della sua abitazione di Quarto, comune in provincia di Napoli, dove viveva con la moglie e i due figli.
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