La campagna elettorale britannica
Il profilo basso di Starmer e i cavalli di battaglia di Sunak, la sfida per la nuova Gran Bretagna
Nelle elezioni anticipate in Gran Bretagna ricopriranno un ruolo importante anche le strategie. I Tory chiaramente non hanno nulla da perdere visti i sondaggi negativi. Potrebbero tentare di ricorrere ai cavalli di battaglia culturali della destra odierna. Tattiche simili a quelle utilizzate altrove in Europa in vista delle elezioni Europee. Ad esempio i Tory potrebbero usare il tema dell’immigrazione come fatto prima del referendum sulla Brexit. Il Labour potrebbe essere dipinto come un partito troppo morbido sulla sicurezza e sugli immigrati. Al centro della scena potrebbero esserci anche le questioni di genere e la ormai famigerata “cospirazione woke”.
A oggi, con quasi l’intera campagna elettorale ancora da giocarsi, tutto sembra proseguire sugli stessi binari. Dopo l’annuncio disastroso dell’elezione anticipata, Sunak e il suo team di comunicazione non sembrano aver imparato nulla. Infatti per l’inizio della campagna hanno scelto i cantieri navali di Belfast, da poco riqualificati, noti come il Titanic Quarter. Le metafore e le allusioni sono state inevitabili. “Siamo a pochi metri da dove è stato costruito il Titanic, signor primo ministro. Sta guidando una nave che sta per affondare in queste elezioni?”, è stata la domanda inaggirabile.
Il secondo bizzarro giorno della campagna elettorale di Sunak ha visto un annuncio che puzza di disperazione. Ha promesso che se sarà eletto introdurrà il servizio militare obbligatorio per i diciottenni. La mossa fa parte di quello che ha definito uno sforzo per fornire sicurezza e opportunità in “un mondo sempre più incerto”. Ma tutto è crollato nel giro di poche ore. I comunicati stampa erano appena stati rilanciati dai media quando è emersa la notizia che il ministro della Difesa, Andrew Murrison, aveva – due giorni prima – appena respinto l’idea di reintrodurre il servizio militare: il ministro aveva infatti evidenziato le possibili conseguenze negative di affiancare reclute del servizio nazionale riluttanti accanto alle forze armate professionali della Gran Bretagna. Murrison – in una risposta scritta in Parlamento giovedì – ha chiarito che non ci sono piani per ripristinare il servizio militare nazionale, che è stato abolito nel 1960. “Così si danneggerebbe il morale e il reclutamento oltre che prosciugare risorse militari e navali”, ha detto Murrison. “Se, d’altra parte, le reclute del servizio nazionale fossero tenute in unità separate, sarebbe difficile trovare loro un ruolo adeguato e significativo, potenzialmente danneggiando la motivazione e la disciplina”.
Il circo è proseguito quando poi Sunak ha apparentemente rivendicato la sua proposta. I primi segnali dall’interno del partito sono apparsi più nervosi e rassegnati. Il Financial Times ha citato un ex presidente del partito conservatore che ha commentato la campagna di Sunak con un laconico: “Non so se ridere o piangere”. Un altro ex presidente del partito ha detto: “Mi mancano le parole”. È già chiaro che i ranghi dei Tory si stanno sgretolando. Steve Baker – il ministro Tory per l’Irlanda del Nord – ha provato a limitare i danni precisando che la proposta era del partito e non del governo. “Una politica di governo sarebbe stata sviluppata dai ministri su consiglio degli ufficiali e concordata collettivamente. Avrei avuto voce in capitolo per conto del NI (Irlanda del Nord)”, ha scritto su X (ex Twitter). L’ex peso massimo dei Tory, Lord Zac Goldsmith, è intervenuto altrettanto duramente, dicendo su X che Sunak ha “danneggiato il partito quasi irreparabilmente ed ha garantito praticamente che la maggior parte dei suoi deputati perderà il proprio lavoro il prossimo mese”. Il conservatore ha aggiunto che “la speranza è che quando Sunak scomparirà in California tra poche settimane ci siano almeno alcuni deputati decenti rimasti per la ricostruzione”.
Il Labour, dall’altro lato, appare ancora una volta come il partito più maturo. Con un obiettivo chiaro che può essere così riassunto: non mettiamo Sir Keir in nessun tipo di guaio e facciamo sì che la campagna sia la più noiosa possibile. Il leader dei Labour, conoscendo l’importanza dei seggi scozzesi per ottenere la maggioranza, ha infatti lanciato la sua campagna dalla Scozia. La maggioranza degli scozzesi si sente molto abbandonata dall’attuale amministrazione Tory. Nel 2020 Boris Johnson ha definito “disastrosa” la devolution scozzese. Starmer sta cercando di riconquistare non solo il nord della Gran Bretagna ma anche il nord dell’Inghilterra. Per questo si è diretto nelle altre potenziali aree chiave di questa elezione come il Kent e l’Essex. Affermando che il Labour è “cambiato permanentemente sotto la mia guida” e aggiungendo: “Potete fidarvi di noi con i vostri soldi, per le nostre frontiere, e per la nostra sicurezza”.
Il cancelliere ombra Rachel Reeves è stato rapido a contrastare le consuete accuse dei Tory secondo cui il Labour sarebbe economicamente analfabeta, ingenuo e sconsiderato, assicurando che il Labour non aumenterà l’imposta sul reddito né l’assicurazione nazionale. Ha ribadito che non ci sarà il “ritorno all’austerità”, ma che il Labour avrà una visione fiscalmente prudente. Reeves ha inoltre specificato che non ci saranno proposte senza coperture nel manifesto del Labour. Che è un partito che vuole mostrarsi serio, responsabile ed equilibrato. La risposta all’idea strampalata della coscrizione è stata chiara e diretta. Il piano da 2,5 miliardi di sterline all’anno per ripristinare il servizio nazionale obbligatorio è stato giudicato simile a un “teenage Dad’s Army”, sit-com degli anni ’80 su un gruppo di goffi volontari in età avanzata durante la Battaglia d’Inghilterra contro i nazisti.
Le prossime elezioni non saranno solo una battaglia per il potere politico ma anche un referendum sulla gestione del governo conservatore dell’economia e della Brexit. È stato un periodo difficile. La conclusione sembra scontata. Il paese si sente perso come non mai dai giorni bui degli anni ’70. L’elettorato del Regno Unito è alla ricerca di stabilità, un governo competente con una visione chiara per il futuro. Difficile dire se troveranno tutto ciò che cercano. La campagna di Sunak non solo sembra gestita male, ma è anche sembrata ingenua ed esattamente all’opposto di quanto vorrebbe trasmettere (un partito serio di cui gli elettori possono fidarsi, visto che guidano il paese da 14 anni).
Invece il Labour appare solido e si muove sperando di non inciampare. Le maggiori preoccupazioni all’interno del partito riguardano il futuro: si riuscirà a tenere insieme le varie correnti e a contenere la frana che un partito conservatore così autodistruttivo sembra destinato a consegnargli? Come ci si dovrebbe comportare di fronte al disastro ereditato? Sir Keir sta mantenendo un profilo basso perché vuole evitare i riflettori. Potrebbe anche godersi le ultime settimane di relativa calma prima di prendere il timone di una nave che da 10 anni, almeno, sembra destinata ad affondare.
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