Il 2020, appena concluso, è stato complicato, per non dire tremendo, ed è il vero spartiacque rispetto al 20esimo secolo. È scontato parlare della pandemia da Covid-19, ma questa ha inciso negativamente sull’aspetto economico-finanziario, soprattutto delle piccole e microimprese, quali i commercianti e artigiani. Il Governo, non solo quello italiano, ha trascurato gli aspetti relazionali e sociali e questo ha inciso sulla fiducia reciproca di cui si nutre l’economia.

In Campania, il continuo scontro istituzionale tra il presidente della Regione e il sindaco di Napoli ha generato sfiducia e insicurezza nelle persone, che, in una fase di grave crisi sia sociale che economica, aspettavano e reclamavano una necessaria collaborazione. Ormai le file per avere cibo e sostegno presso i centri caritatevoli cittadini, la maggior parte di natura cattolica, sono diventate enormi.

Temo che le continue politiche assistenzialistiche pensate per contrastare le povertà stiano inviando un messaggio culturale sbagliato che influenzerà terribilmente le nuove generazioni, già rassegnate a non trovare un lavoro dignitoso, provocando anche invidia sociale tra i cittadini più in difficoltà. Le politiche sociali, combinate a un giusto sviluppo del digitale di comunità, potranno essere la vera spinta e un necessario percorso per ridare alla città di Napoli un volto inclusivo e di orgoglio, che negli ultimi anni è mancato.

Sono comunque fiducioso perché in città sono fiorite, in compenso, tante associazioni e movimenti di volontariato che spontaneamente si sono organizzati per dare aiuto ai più fragili e ai bisognosi. Se non ci fossero state la situazione in città sarebbe ancora più grave, riconfermando la mia convinzione, che nell’animo umano la parte più buona è superiore alla parte più oscura.
In conclusione, faccio un appello alla civitas, cioè alle persone di buona volontà, e all’associazionismo civile, affinché partecipino attivamente alla scelta del nuovo sindaco, coinvolgendo sempre di più le proprie famiglie e i propri conoscenti in una discussione pubblica alla luce del sole nel segno della speranza di una rinascita umana, civile e culturale di Napoli e del Meridione.

Noi, nati negli anni ‘70 e ‘80, dobbiamo sentirci responsabili, come classe dirigente, per le nuove generazioni che si affacciano alla formazione scolastica e al lavoro, in modo tale da non ripetere gli stessi errori del passato.