L’incubo del lockdown aleggia. Incombe su Milano e su Napoli, dove due lockdown cittadini potrebbero arrivare entro la fine della settimana. Ma i rumors dicono che Conte avrebbe sul tavolo il provvedimento nazionale: una nuova misura di lockdown che potrebbe essere annunciata a inizio novembre. Il dossier viene aperto, sfogliato e richiuso: il premier sa che aprirebbe le porte dell’inferno. La tensione cresce, i servizi sono in allerta. E gli occhi adesso sono tutti puntati su Parigi. All’annuncio di misure drastiche da parte di Macron, come il ritorno al lockdown, si teme un’ondata di reazioni violente nelle città francesi.

Prova intanto a calmare le acque, la ministra degli Interni. Ma sono acque agitate, acque nere. Al calar della sera le proteste di commercianti e imprenditori diventano altro. Violenza, bombe carta, vetrine infrante. Dieci fermati a Roma, la sera del 27. Più del doppio a Milano la sera prima. E altri a Napoli. E a Torino. L’attività al Viminale è febbrile. E la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha fatto sentire la voce del governo da Palazzo Madama. La sua informativa arriva a valle dei due massimi vertici per la sicurezza dello Stato, il Consiglio supremo di difesa e il Comitato per l’Ordine e la sicurezza. «Le conseguenze sociali della crisi Covid rischiano di accentuare i conflitti», aveva detto il Presidente della Repubblica Mattarella al termine del primo vertice.

«Per prima cosa – ha detto la ministra al Senato – voglio dire che siamo, come governo, consapevoli delle difficoltà che le misure emergenziali hanno determinato per gli italiani, soprattutto delle categorie produttive», e pertanto «siamo in costante ascolto». Ma guai a non leggere nel modo giusto i segnali d’allarme. «La situazione del Paese viene seguita con la massima attenzione» e «terremo in considerazione ogni minimo segnale di allarme perché la protesta non venga a turbare un clima già scosso dalle conseguenze della seconda ondata pandemica». E aggiunge una considerazione di scenario: «Il bene comune è quello di tenere insieme il Paese in questo momento e di respingere ogni tentativo di aizzare la protesta e di alimentare derive ribellistiche. L’obiettivo comune deve comunque essere quello di assicurare la tenuta sociale del paese, da un lato con l’impegno profuso dal governo proprio in queste ore di garantire risorse adeguate alle famiglie e alle imprese più esposte, dall’altro attraverso una ferma azione di contrasto delle azioni violente tesa a garantire la sicurezza di tutti nel pieno rispetto della libertà costituzionale di manifestazione del pensiero».

Perché quelli che si succedono nelle città sarebbero «episodi che hanno trovato nelle ragioni del malcontento soltanto un occasionale pretesto, lo conferma il fatto che tutti i vari episodi di violenza accaduti nelle varie piazze d’Italia hanno visto all’opera soggetti che nulla hanno a che fare con le categorie interessate dall’applicazione dei provvedimenti governativi anti-Covid. È stato accertato infatti che a tali manifestazioni hanno partecipato in maniera preponderante frange violente riconducibili a vari e distinti ambiti, che vanno dai movimenti di estrema destra ai centri sociali uniti dalla tematica negazionista fino a ricomprendere i settori più estremi delle tifoserie». L’identikit dei violenti è stato anche al centro, in mattinata, del Comitato per l’ordine e la sicurezza insieme ai vertici delle Forze di Polizia e degli organismi di informazione di sicurezza ed il Sottocapo di Stato maggiore della Difesa. Un vertice riservato che ha escluso la cabina di regia nazionale, ma non il coordinamento che, città per città, estremisti, ultras e criminalità grezza avrebbero messo in piedi.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.