I giornali e i media, in occasione di proteste nelle università, si affrettano con approssimazione a dire che “gli studenti hanno protestato per X, Y, Z”. Gli studenti. Cosa notate di strano? Beh, dire “gli studenti” significa mettere tutti nello stesso calderone, assumendo che gli sparuti studenti dei movimenti anarchici o di estrema sinistra che animano spesso queste proteste possano essere coloro i quali rappresentano tutte le istanze studentesche.

E quindi, in questo continuo batti e ribatti tra chi protesta e le istituzioni, c’è un convitato di pietra di cui il sistema dell’informazione si dimentica, che sia consapevolmente o per ignoranza: la rappresentanza studentesca. Eh sì, perché da decenni esiste in tutto il sistema universitario un meccanismo che è quello della partecipazione politica universitaria, che prevede consultazioni costanti, tendenzialmente biennali, che contribuiscono a eleggere i rappresentanti degli studenti in tutti gli organi, sia a livello dipartimentale che centrale, di tutte le università italiane.

Consigli di Amministrazione, Senato Accademico, CdA delle agenzie per il diritto allo studio, Comitati Unici di Garanzia, consigli e giunte di dipartimento: almeno il 15% di questi organismi vede la presenza di studenti eletti democraticamente e direttamente attraverso preferenze e liste, portando avanti programmi e agende diverse nei loro mandati. Parliamo di migliaia di “politici” universitari, rappresentanti in tutto il Paese che coadiuvano le governance dei nostri atenei e di cui ci si ricorda solo quando, raramente, fanno discorsi provocatori e anticonformisti, molto simili e sempre conformi a se stessi, che diventano poi mediatici, e dopo il nulla.

La rappresentanza studentesca e i facinorosi

Viene spontaneo chiedersi: a tal proposito, perché qualche giornalista, conduttore televisivo, opinionista non si degna di chiedere il parere della Rappresentanza studentesca istituzionale, nel caso di proteste su temi cruciali a livello di attualità nelle università? Perché “gli studenti” sono solo le poche decine di facinorosi e rumorosi estremisti, spesso violenti e antidemocratici che vietano a Parenzo e Molinari di parlare?

Come nel caso di proteste per materie sociali, il sistema dell’informazione ascolta gli attori di base, i movimenti di protesta, ma anche i sindacati e la classe politica, perché non dovrebbe avvenire lo stesso nel mondo universitario? Perché si delegittimano rappresentati eletti con centinaia, migliaia di voti lasciandoli inascoltati e non riconoscendo il ruolo dell’associazionismo politico universitario che si impegna in silenzio per migliorare le condizioni di vita degli studenti?

L’informazione pigra che alimenta la disinformazione

Queste domande sono rivolte a un sistema dell’informazione pigro, incapace di approfondire, studiare, apprendere le dinamiche di una società che cambia, che non è più nel ’68 delle occupazioni, ma che vede il voto elettronico in molte università, migliaia di studenti al voto in maniera periodica e regolare e anche il rinnovo di un organismo nazionale di rappresentanza, il CNSU, che chiama al voto ogni 3 anni tutta la popolazione studentesca italiana.

Un sistema dell’informazione che non dà spazio, o perché non conosce o volontariamente, a questo mondo, non solo sta alimentando la disinformazione e inquinando il dibattito, ma sta arrecando un danno alla democrazia, demolendo l’immagine della partecipazione universitaria, prima palestra per la classe dirigente di domani.

E pensare che a volte basterebbe solo fare quello che fanno centinaia di migliaia di studenti italiani: studiare, approfondire, imparare. Sarebbe un rivoluzionario gesto di rispetto verso dei giovani che si impegnano, ogni giorno, e contribuiscono al faticoso sforzo di far accadere le cose, non solo lamentarsi di ciò che non va, facendo migliorare la didattica , i servizi e l’organizzazione del sistema universitario italiano.

 

Avatar photo

Nato nel 1995, vivo a Trieste, laureato in Cooperazione internazionale. Consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali, ho una tessera di partito in tasca da 11 anni. Faccio incontrare le persone e accadere le cose, vorrei lasciare il mondo meglio di come l'ho trovato. Appassionato di democrazia e istituzioni, di viaggi, musica indie e Spagna