Il Presidente della Russia Vladimir Putin ha firmato una legge che autorizza le banche russe a vendere le loro riserve auree a privati in cambio di valuta pregiata, dollari o euro. La mossa punterebbe ad aggirare le sanzioni occidentali, che hanno colpito duramente Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina annunciata come un'”operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” del Paese. La Russia possiede lingotti d’oro per un valore di 123 miliardi di dollari – riserve che sono andate crescendo dopo l’annessione della Crimea nel 2014.

Anche su questo fronte tuttavia il mondo che sta provando ad accerchiare Putin avrebbe già preso le misure. Che la successiva barricata – dopo le sanzioni, il sequestro dei beni degli oligarchi, l’embargo nei rapporti commerciali quasi totale – sarebbe diventata la “caccia all’oro” era stato ampiamente preventivato. E infatti il Congresso degli Stati Uniti aveva presentato una proposta di legge che punta a bloccare la possibilità che il Cremlino potesse finanziarsi grazie alle sue riserve auree.

Le sanzioni degli Stati Uniti colpirebbero a questo punto chiunque dovesse comprare oro da Mosca. Un sistema di sanzioni secondario. “Con l’economia russa in caduta libera, dobbiamo assicurarci che Putin non possa aggirare le nostre sanzioni. Questo disegno di legge bipartisan chiude una lacuna critica che consente alla Russia di svendere le sue riserve auree per sostenere la sua economia. Gli Stati Uniti e i nostri alleati devono essere risoluti nel resistere all’aggressione russa e assicurarsi di bloccare qualsiasi via di fuga che Putin ha per aggirare tutto il peso delle nostre sanzioni”, il commento della senatrice democratica del New Hampshire Maggie Hassan.

In un’intervista a LaPresse è Davide Tentori, Research Fellow dell’Osservatorio Geoeconomia di Ispi, ha spiegato come “l’oro e gli altri metalli preziosi costituiscono in teoria un cuscinetto, una riserva preziosa, ma sono molto più difficili da liquidare rispetto alle riserve in valuta. Più difficili da utilizzare ad esempio per sostenere il valore del rublo”. Le sanzioni imposte nelle ultime due settimane sono “sanzioni molto più intense e pesanti (come l’esclusione delle principali banche dal circuito Swift e il blocco di più della metà delle riserve di valuta stranerà), rispetto a quelle che Ue e Usa avevano imposto nei precedenti otto anni e che erano rivolte a settori economici molto limitati”, il rublo è crollato in un giorno del 30% e il credito sovrano è stato declassato nei giorni successivi dalle principali agenzie di rating internazionali a junk. “Cominciano a crescere in modo consistente le possibilità che la Russia vada in default tecnico, già in occasione delle scadenze sul proprio debito”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.