Nonostante le rassicurazioni e i contatti con il nuovo governo siriano che ha detronizzato Bashar al Assad, la Russia da diversi giorni ha iniziato a smantellare le infrastrutture che aveva nelle due basi in Siria e a trasferire tutto in Libia. Nei giorni scorsi foto satellitari hanno immortalato due grandi aerei cargo Antonov 124, capaci di trasportare mezzi e materiali pesanti sulla pista della base aerea di Hmeimim, il primo sarebbe già volato in Libia dove i russi stanno allestendo una nuova base.

Le autorità siriane al momento smentiscono la smobilitazione di Mosca, parlando di un ripiegamento di forze dalle aree del nord e del sud del paese e di una allocazione nell’area costiera. Sicuramente l’evacuazione necessita di tempi lunghi ed è molto probabile che serviranno anche i mercantili russi all’ancora nella base di Tartous, altro hub che Mosca dovrà riconsegnare al governo di al-Jolani. Fregate, incrociatori ed un sottomarino hanno già lasciato la base e si trovano all’ancora al largo della costa siriana, come se temessero azioni di sabotaggio sulla flotta. Gli aerei decollati dalla Siria sono atterrati nella base libica di al-Jufra , nella nord della regione del Fezzan controllato dal governo di Tobruk ed è qui e nella base di Brak al-Shati che verrà riposizionata la forza area russa nel Mediterraneo.

Nella due postazioni dell’entroterra libico Mosca posizionerà i sistemi missilistici e la forza contraerea, ma il vero punto sarà l’allestimento di una base navale che possa prendere il posto di Tartous. La trattativa con il generale Khalifa Haftar, vero padrone del governo di Tobruk, sta andando avanti, ma gli Stati Uniti hanno fatto enormi pressioni sul generale perché non concedesse ai russi il porto di Tobuk, il più adatto visto le grandi dimensioni del naviglio che dovrebbe attraccare. La Libia era già fondamentale per Mosca per supportare le giunte militari del Sahel, tutte fedeli a Putin che hanno cacciato i militari francesi ed americani ed accolto i mercenari del Wagner Group. Ma la presenza russa è utile ad Haftar come minaccia e deterrente per il governo di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite al contrario di quello della Cirenaica e sostenuto dalla Turchia con armi e mercenari siriani.

L’accrescimento della presenza russa nel Mediterraneo è una minaccia per l’Europa ed anche per l’Italia che punta ad avere rapporti con entrambi i governi che si combattono per il controllo della Libia. Per Mosca lo smacco siriano non può essere accompagnato da una diminuzione della sua influenza in Africa, perchè questo comprometterebbe anni di lavoro diplomatico e militare. Lo sbocco sul Mediterraneo è sempre stato un obiettivo russo ed oggi è ancora più importante per supportare le giunte di Mali, Burkina Faso e Niger che si trovano a fronteggiare la minaccia dei jihadisti che dilagano nel Sahel.

In Mali intanto, a sottolineare il distacco totale e definitivo dal legame con la Francia, ha cambiato i nomi di 25 strade e piazze della capitale Bamako trasformando avenue Cedao (La Comunità Economica dell’Africa Occidentale) in avenue AES ( Alleanza degli Stati del Sahel) dal nome della nuova alleanza formata da Mali, Burkina Faso e Niger. La piazza della Confederazione degli Stati del Sahel sostituisce la piazza del Vertice Africa-Francia, le vie Faidherbe, Brière de L’Isle, Archinard, tutte  figure dell’amministrazione coloniale francese, sono state intitolate a Mamadou Lamine Drame, Banzoumana Sissoko e El Hadj Cheick Oumar Tall. Ormai la Francafrique non esiste davvero più.

 

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi