Il conflitto
Putin, il momento della verità: esercito ucraino stremato, la Russia avanza. E i leader UE valutano truppe di peacekeeping
La caduta di Bashar al-Assad è una sconfitta per Vladimir Putin. Dal punto di vista strategico, bisognerà vedere quanto il cambio di regime si tradurrà in un cambio di posizionamento internazionale. E se Damasco confermerà le basi russe in Siria, il Cremlino potrà in qualche modo dire di essersi salvato dal disastro. Ma a livello di immagine, la fine di Assad e la sua fuga a Mosca rappresentano per Putin uno schiaffo. Su quel fronte mediorientale, lo “zar” aveva investito tutto negli anni passati. E adesso, con l’intero sistema russo impegnato nella guerra in Ucraina, i ribelli hanno avuto vita facile a far sciogliere come neve al sole il fragile e corroso sistema baatista e prendere direttamente Damasco.
Già, l’Ucraina. Quella guerra che da quasi 3 anni rappresenta la sfida esistenziale di Putin. E adesso per il presidente russo si avvicina sempre di più il momento della verità, quello che unisce l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca con la fase più difficile dell’esercito ucraino, stremato dalla guerra e impaurito dall’idea che l’Occidente blocchi gli aiuti. Ieri Volodymyr Zelensky ha ricevuto una prima rassicurazione proprio dal tycoon. In un’intervista al Time, The Donald ha criticato ancora una volta la decisione di Joe Biden di inviare i missili Atacms. “Perché lo facciamo? Non facciamo che intensificare questa guerra e aggravarla”, ha detto Trump. Ma allo stesso tempo il presidente eletto degli Stati Uniti ha lanciato un primo segnale di supporto verso l’Ucraina: “Voglio arrivare a un accordo e il solo modo di arrivarci è quello di non abbandonarla”.
L’incontro a Varsavia Tusk-Macron
Un messaggio importante, che arriva mentre le cancellerie europee si domandano cosa abbia davvero intenzione di fare Trump e quali possano essere le opzioni sul tavolo della Nato e dell’Unione europea. Ieri, a Varsavia, si sono incontrati il primo ministro polacco Donald Tusk e il presidente francese Emmanuel Macron. I due leader hanno parlato della possibilità di inviare forze di peacekeeping in Ucraina. “Vorrei porre fine alle speculazioni sulla potenziale presenza di truppe di un paese o di un altro in Ucraina una volta stabilito il cessate il fuoco o la pace”, ha detto Tusk. E, “per il momento”, la Polonia “non prevede tali azioni”. Un portavoce della Commissione europea, interrogato sulla questione, si è trincerato dietro un “no comment”, ma ha anche spiegato che la Ue sosterrà l’Ucraina “con tutti i mezzi necessari” e “tutte le opzioni sono sul tavolo”.
Il commento di Crosetto
Sul tema è intervenuto anche il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, a Madrid per la riunione con i colleghi del Mediterraneo occidentale. “Spero di parlare di pace, di peacekeeping il prima possibile in Ucraina”, ha sottolineato Crosetto, come “a Gaza e in Libano, e noi siamo disponibili a ricoprire questo ruolo”. Ma tutto dipende dal campo di battaglia. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che “adesso dobbiamo innanzitutto arrivare alla pace giusta, è prematuro parlare di qualsiasi iniziativa del giorno dopo”. E, per ora, Putin non sembra intenzionato a far cessare il suono delle bombe.
La proposta di Orbán a Putin
Ieri – come ha raccontato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha proposto a Putin una tregua di Natale, con uno scambio di prigionieri alla vigilia e un cessate il fuoco natalizio. La presidenza russa ha di nuovo detto di essere pronta a discutere di pace e di questioni umanitarie, ma le cronache dal fronte raccontano una realtà diversa. Dopo il lancio degli Atacms contro l’aeroporto di Taganrog, nella regione di Rostov, il ministero della Difesa russo ha detto che il raid “non rimarrà senza risposta“. La portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, ha detto che “sono più che concreti i rischi di un prossimo nuovo utilizzo da parte di Mosca del super missile Orechnik, già lanciato una decina di giorni fa su Dnipro, contro l’Ucraina”. Un missile che Washington non considera decisivo ai fini della guerra, ma che comunque indica una chiara escalation.
Putin non vuole commettere più errori
A Pokrovsk, snodo logistico fondamentale del Donbass, il capo dell’esercito ucraino Oleksandr Syrsky ha detto che sono in corso “feroci combattimenti” e che sono necessarie “decisioni non standard per aumentare la resistenza della Difesa e distruggere più efficacemente gli occupanti”. Zelensky, in visita sul fronte di Zaporizhzhia, ha rincuorato i soldati e l’opinione pubblica dicendo che “i ragazzi stanno lavorando per difendere la nostra regione di Zaporizhzhia e Donetsk dall’occupante”. Ma il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la conquista di un altro villaggio nell’est dell’Ucraina, Zarya. E ora Putin, mentre l’Occidente si muove in ordine sparso, non vuole commettere più errori.
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