La mossa di Mosca
Putin revoca decreto sulla sovranità della Moldavia, il Paese (che teme un golpe russo) di nuovo nel mirino del Cremlino
La Moldavia torna nel mirino del Cremlino. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti revocato un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell’ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, la regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l’ Ucraina e dove la Russia da anni ha stanziato circa 1500 soldati.
A riportare la notizia è il quotidiano britannico Guardian. Il decreto, che comprendeva una componente moldava, delineava la politica estera russa di 11 anni fa che presupponeva relazioni più strette con Ue e Usa. La revoca è stata pubblicata sul sito del Cremlino e afferma che la decisione è stata presa per “garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali”.
Gl interessi russi sulla Moldavia sono ‘storici’ per l’appoggio di Mosca alla Transnistria e dopo l’invasione dell’Ucraina il timore era di una manovra “a tenaglia” su Kiev sfruttando proprio l’appoggio della regione separatista, circostanza che fortunatamente non si è verificata.
Ma la tensione nel Paese all’estrema periferia orientale dell’Europa resta alta, ancor di più ora dopo la mossa del Cremlino della revoca del decreto sulla sovranità del Paese.
Soltanto lo scorso 13 febbraio la presidente moldava Maia Sandu aveva denunciato pubblicamente l’esistenza di un piano russo per sovvertire dall’interno, con agenti stranieri sotto copertura, l’attuale governo.
Il 10 febbraio, pochi giorni prima l’allarme lanciato da Sandu, la prima ministra Natalia Gavrilita si era dimessa dopo 18 mesi di governo ed era quasi immediatamente stata sostituita, su indicazioni della presidente Sandu, da Dorin Recean, segretario del Consiglio di sicurezza del paese e in passato ministro dell’Interno, come l’ex premier dalle solide posizioni europeiste e filo-occidentali, ma con maggiore esperienza proprio su temi legati alla sicurezza nazionale.
La pressione russa sul Paese è aumentata dal 2020, quando alla guida della Moldavia sono andati governi filo-occidentali. Il Paese, con soli due milioni e mezzo di abitanti e col Pil pro capite più basso in Europa, fino al 1991 aveva fatto parte dell’Unione Sovietica e per due decenni è rimasto stabilmente nell’orbita russa, ‘subendo’ anche la ‘scissione’ dell’autoproclamata Repubblica della Transnistria.
Proprio la sorprendente vittoria di Sandu alle scorse presidenziali avevano provocato l’immediata reazione del Cremlino, che si è ‘vendicato’ aumentando i prezzi delle forniture di gas, da cui era dipendente al 100 per cento, e bloccando le importazioni del vino moldavo, il principale prodotto del settore agroalimentare della Moldavia.
Tornando al piano per un colpo di stato nel Paese, la sua esistenza era stata confermata anche dai servizi segreti di Chișinău, che aveva sottolineato come si trattasse di un programma di sabotaggio ad opera di cittadini stranieri (in particolari russi, serbi e bielorussi) e di formazioni paramilitari che avrebbero attuato “azioni violente, attacchi a edifici pubblici, rapimenti e assalti con coinvolgimento di ostaggi” con l’obiettivo di instaurare un governo fantoccio ‘teleguidato’ dal Cremlino.
Mosca ha ovviamente negato di voler destabilizzare il governo moldavo, con la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che aveva definito la denuncia di Sandu “un modo per distrarre i moldavi dai gravi problemi di politica interna” e il piano “un’invenzione dell’Ucraina per coinvolgere la Moldavia nella guerra”.
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