Il presidente ucraino Zelensky torna più decisamente alla carica con gli alleati occidentali per avere la loro autorizzazione ad usare i missili ad ampio raggio e colpire le basi di lancio usate per bombardare Ucraina nell’interno profondo della Russia. Su questo punto non c’è mai stata e meno che oggi esiste unità: i paesi si sentono più minacciati dall’espansionismo russo, vogliono mandare a Mosca un segnale di sfida con una nuova linea rossa. Vi colpiremo là da dove voi sparate ora agli ucraini e domani a qualsiasi altro Paese.

Ignorato il corpo ucraino

In Europa prevale il “no” malgrado le posizioni più belligeranti di Francia e Regno Unito. Negli Stati Uniti, invece, si aspettano le elezioni, ma anche in campo democratico prevale la prudenza. Nel frattempo la Russia ha deciso di ignorare ufficialmente l’esistenza del corpo di spedizione ucraino, che intanto ha passato la frontiera e avanza verso Kursk con alcune sortite in direzione di Belgorod (la città da cui era partita la rivolta del ribelle Evgenij Prigozhin). Mosca fa finta (quasi) di nulla e ha moltiplicato il bombardamento di tutte le strutture ucraine, specialmente quelle energetiche, usando tutto ciò che ha disposizione: aerei, droni, razzi, missili, tutti proiettili programmati per colpire e disarticolare la produzione e la distribuzione.

Lo scopo non è quello di uccidere migliaia di innocenti, ma di costringerli al freddo, alla fame, al disagio, al malessere sociale così da far crescere il disagio e l’opposizione contro il governo di Volodymyr Zelensky. La domanda che gli ucraini si pongono è: “Perché soffrire tanto d’inverno e seppellire tanti morti, se non abbiamo la possibilità di respingere i russi colpendoli nelle loro retrovie?”. Non è più un ragionamento disfattista, ma il risultato di un misto di realismo e depressione. Come rimedio contro questo crollo del morale il governo di Kiev ha concepito nel massimo segreto, specialmente nei confronti degli alleati, la folgorante spedizione oltre frontiera, invadendo l’invasore. Ma l’invasore non sembra impressionato, o finge di non esserlo, e non molla: da due giorni la Russia scatena l’inferno su tutta l’Ucraina cercando di mettere fori uso centrali energetiche, impianti e vie di comunicazione.

L’ordine russo

L’imprevisto e quasi leggendario corpo di spedizione ucraino, formato dai migliori combattenti dotati delle armi sia occidentali che ex sovietiche: a Kursk esiste una grande centrale nucleare che fornisce energia vitale per un terzo della Russia e Putin ha solo ricordato agli ucraini che ogni eventuale danno alla centrale dovrà essere pagato da Kiev. L’armata russa non ha avuto ordine di ingaggiare gli ucraini, ma Putin si è limitato a dire che entro ottobre quei soldati invasori devono sparire. Questa task force ucraina ha oramai raggiunto la massima espansione se non vuole vedersi tagliare dai russi le linee di rifornimento in uomini, mezzi, munizione, ricovero dei feriti. Tutte le invasioni hanno come presupposto che la punta militare abbia alle sue spalle una solida catena di riformamenti, perché in caso contrario verrebbe accerchiata e distrutta. La battaglia di Stalingrado finì quando i sovietici riuscirono a tagliare i rifornimenti delle truppe del feldmaresciallo Von Paulus. In Ucraina tutti sanno che l’eccitante impresa di grande impatto mediatico potrebbe finire in una catastrofe.

La speranza spenta

Quali i suoi obiettivi? Rispondono da Kiev: sul piano militare, i nostri stanno facendo saltare ponti, aeroporti, linee ferroviarie usati per le linee di rifornimento delle truppe russe nel Donbass, dove i russi sono sempre aggressivi. Putin sembra che abbia deciso di spegnere la speranza agli ucraini: quella di costringere Mosca a ritirare una parte delle forze combattenti in Donbass, alleggerendo così la pressione su quel fronte per mandarle a combattere nello spazio conquistato dagli ucraini nell’area di Kursk, dove le truppe ucraine sembrano stabilizzate (malgrado qualche tentativo su Belgorod). La mossa a sorpresa dei militari russi sembra sia stata quella usare una parte delle forze russe che si trovano di guarnigione a Kaliningrad, la città baltica tedesca che si era per secoli chiamata Königsberg, patria del filosofo Immanuel Kant. Kaliningrad è sul Baltico ma non ha collegamenti diretti con la Russia: funziona come una enclave trasformata in silos per stivare missili con testate atomiche, ma ha una forte guarnigione da cui Mosca potrebbe portar via personale militare da lanciare contro gli ucraini.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.