“Quarant’anni dopo quell’arresto, quel carcere ingiusto, quella vita e quella dignità violate sono ancora un monito: la drammatica storia di Enzo Tortora ci impegna a lottare perché la giustizia non divenga terreno di scontro tra fazioni ma materia su cui si interviene con scelte equilibrate per rafforzare i diritti e le garanzie di tutti” sono state le parole dell’attuale segretario del Partito democratico Elly Schlein tre giorni fa. Ma poi il Pd come prova a evitare, nel concreto, nuovi casi Tortora? La loro opposizione alla riforma Nordio non da sola spiega come sia ancora un partito legato ai magistrati e al rito inquisitorio. Basta vedere il silenzio con cui hanno scaricato Andrea Cozzolino, uno di loro.

Ieri l’europarlamentare Pd è stato arrestato a Bruxelles, dove si era recato volontariamente per essere ascoltato dalla procura belga, dopo quattro mesi di carcere e una notte, che non si nega a nessun indagato, a Poggioreale. Come fecero per Silvio Scaglia, quale pericolo di fuga c’era se si è recato volontariamente in procura? Proprio per questo infatti era caduto il mandato di arresto internazionale che revocando i domiciliari ha consentito al parlamentare di recarsi in Belgio per essere ascoltato. La cosa incredibile è che il suo arresto ieri è stato l’ultimo atto del giudice istruttore Michel Claise nel Qatargate. Un po’ come è accaduto a Davigo che è stato condannato a un anno e tre mesi, il giudice belga che in tv aveva dichiarato “la mia missione è estirpare la corruzione nel mondo” è finito dalla parte del torto, ed è stato costretto a dimettersi dall’inchiesta. Gli avvocati di Cozzolino e Tarabella hanno scoperto che il figlio del giudice, Nicolas Claise, è in affari dal 2018 con il figlio dell’eurodeputata Maria Arena. Ma quello di Arena non è un nome qualsiasi: la donna non è mai stata indagata dagli inquirenti belgi nel Qatargate, ma il suo nome compare più volte nelle testimonianze e nelle intercettazioni.

Il dubbio fu sollevato dalla stessa Kaili: “Durante il primo interrogatorio e prima di pentirsi, Panzeri fece i nomi di due membri del Parlamento di lingua italiana e non il mio e non parla di me neppure nelle intercettazioni telefoniche. Il primo è stato arrestato, l’altra persona non ha avuto problemi, mi chiedo ancora perché. Forse perché protetta da un’immunità speciale?”. Il riferimento era proprio a Maria Arena.

La cosa incredibile è che se non se ne fossero accorti i legali, il giudice sarebbe rimasto al suo posto: “Ci dispiace che il giudice istruttore non si sia ritirato direttamente dal caso – ha detto il legale di Tarabella -. Possiamo ora sperare che sia fatta un’analisi oggettiva delle parole del ‘pentito’ Panzeri, nel rispetto della legge e della giustizia”.
E proprio ieri l’ex vice presidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, che è stata scarcerata dopo quattro mesi, durante i quali è stata tenuta lontana dalla figlia di due mesi, usata come arma di tortura per costringerla a parlare, ha denunciato il Parlamento europeo per la violazione della sua immunità da parte dei servizi segreti che l’avrebbero “monitorata durante la sua attività con la commissione Pegasus che indagava sull’utilizzo di software di spionaggio per sorvegliare eurodeputati e cittadini europei”.

Ma oggi lei è libera di tornare in plenaria al parlamento europeo. Mentre è stata espulsa dal suo partito come se fosse già stata condannata in via definitiva. Come pure ha fatto la Confederazione sindacale internazionale con Luca Visentini. E il Partito Democratico con Andrea Cozzolino. È stata l’ultima iniziativa politica di Enrico Letta da segretario del Pd: la sospensione coatta di Cozzolino dall’albo degli iscritti e degli elettori del Pd “al fine di assumere le determinazioni più opportune, a garanzia dell’onorabilità della comunità dei democratici e delle democratiche e a tutela degli stessi esponenti chiamati in causa, affinché siano più liberi di esporre le proprie ragioni e fornire i chiarimenti che saranno richiesti dalle autorità inquirenti”.

A dicembre, quando Cozzolino non era neppure indagato, Letta lo sospese affermando che per esporre le proprie ragioni per Cozzolino era meglio stare fuori dal Pd. “Nessun garantismo”, gli fece eco il ritornato Roberto Speranza. Mentre l’ex guardasigilli Andrea Orlando corse a cancellare il suo tweet di congratulazioni a Luca Visentini quando fu eletto Segretario dell’Ituc. E Brando Banifei disse che Eva Kaili dal partito socialista europeo stava per passare a destra. Scaricarono Cozzolino per assolvere il Pd. Come fecero contro i socialisti ai tempi di Mani Pulite, per uscirne puliti corsero ad allearsi con Tonino Di Pietro, giustificando il rito inquisitorio. Lo stesso che oggi utilizzano contro Cozzolino. Ed Elly Schlein condanna i casi di quarant’anni fa, e giustifica quelli di oggi.

AGGIORNAMENTO – Nella giornata di mercoledì 21 giugno, l’eurodeputato Andrea Cozzolino è stato rilasciato. Accompagnato dai suoi legali, il politico ha lasciato la sede della procura federale a Bruxelles dopo un interrogatorio di cinque ore con il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe. “Ha risposto a tutte le domande, negando ogni addebito”, ha spiegato il suo legale, Federico Conte, precisando che l’eurodeputato, al pari di altri indagati rilasciati nelle settimane scorse, dovrà rispettare alcune prescrizioni, tra cui l’obbligo di restare a disposizione delle autorità e di comunicare l’eventuale intenzione di lasciare il Belgio.

L’eurodeputato sospeso dal Pd ha trascorso oltre quattro mesi in detenzione preventiva nella sua abitazione campana. Lunedì scorso, dopo la revoca dei domiciliari, si era recato a Bruxelles per essere ascoltato dagli inquirenti, che lo avevano posto in stato di fermo. Al termine dell’ultimo interrogatorio, il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe – subentrata ieri a Claise alla guida delle indagini – ne ha disposto il rilascio. All’uscita dai locali della procura federale belga, l’eurodeputato, visibilmente commosso, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.