La Variante Omicron del Covid è l’ultima in ordine di tempo ad essere stata sequenziata. Ed è quella che spaventa di più in concomitanza con l’arrivo dell’inverno e delle festività natalizie. Già dai primi di dicembre i contagi stanno aumentando e con essi lo spettro delle chiusure e del cambio di colore delle regioni. Negli altri paesi europei sono già state varate nuove misure più stringenti per contrastare una possibile nuova ondata. Anche l’Italia ha varato nuove norme come il Super Green Pass. Ma cos’è questa nuova variante che spaventa tutti? Il Riformista ha chiesto a Annalisa Capuano, Farmacologo clinico presso AOU “Luigi Vanvitelli” di Napoli, Professore Ordinario (Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli”) e responsabile centro farmacovigilanza della Regione Campania, di rispondere a tutti i dubbi sulla Variante Omicron.

Cos’è la variante Omicron del Covid? Quali sono le sue caratteristiche?

La “Omicron” è una nuova variante del Sars-CoV-2 recentemente isolata. Questa è stata segnalata per la prima volta all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 24 novembre 2021 dal Sudafrica, dove in concomitanza con il rilevamento di questa variante, le infezioni sono aumentate vertiginosamente nelle ultime settimane. Il 26 novembre 2021 è stata pertanto definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “Variant of Concern” (VOC), in quanto Omicron ha un gran numero di mutazioni, alcune delle quali preoccupanti, in quanto potrebbero avere un impatto sul comportamento del virus, ad esempio in termini di trasmissibilità o di gravità della malattia.

Quali sono i sintomi della variante Omicron?

Non è stato ancora dimostrato attraverso evidenze scientifiche che la nuova variante sia in grado di provocare una malattia più grave rispetto a tutte le altre varianti di Sars-CoV-2 già note. Al momento, i soggetti contagiati da questa variante mostrano sintomi lievi, soprattutto se vaccinati. Da qui l’importanza della vaccinazione, considerata l’unica arma vincente che abbiamo oggi a disposizione per contrastare questa pandemia.

Chi contrae la variante Omicron impiega più o meno tempo a negativizzare?

È possibile che la variante causi un’infezione prolungata con sintomi non evidenti e questo di conseguenza possa contribuire alla diffusione del virus a più persone. Tuttavia, va considerato che il tempo di negativizzazione è influenzato non solo dalle caratteristiche della variante del virus, ma anche da caratteristiche individuali della persona infettata dal virus. Pertanto, è molto difficile stabilire il tempo necessario affinché il virus sia eliminato dall’organismo. Ad oggi non vi sono evidenze particolari in merito al tempo di negativizzazione per tale variante che risulta pressoché lo stesso rispetto ad infezioni con altre varianti. Tuttavia, è importante sottolineare che è plausibile che, come per le altre varianti, le tempistiche di negativizzazione risultino inferiori nei pazienti che hanno completato il ciclo vaccinale.

È una variante che prevede rischi maggiori se contagiata?

Non abbiamo nessuna evidenza che ci porti ad affermare con certezza che la variante Omicron possa provocare rischi maggiori in termini di gravità della malattia rispetto alle infezioni con altre varianti, inclusa Delta. Dati preliminari suggeriscono un aumento del rischio di reinfezione con questa variante, rispetto ad altre VOC. Inoltre, in Sud Africa emergono tassi crescenti di ricoveri, ma ciò potrebbe essere dovuto all’aumento del numero complessivo di persone infettate, piuttosto che a un’infezione specifica con Omicron. Pertanto, sono già in corso diversi studi su questa nuova variante, volti a comprendere meglio molti aspetti di Omicron.

È una variante che deve preoccupare maggiormente rispetto alle altre?

Ciò che sta preoccupando gli esperti in questo momento è la possibile maggiore trasmissibilità della variante Omicron rispetto a tutte le altre. Il numero di persone risultate positive è aumentato nelle aree del Sud Africa colpite da questa variante, ma sono in corso studi epidemiologici per capire se sia a causa di Omicron o altri fattori. Non è ancora chiaro se e quanto Omicron si diffonda più facilmente da persona a persona rispetto ad altre varianti, inclusa Delta. Ovviamente, finché la maggior parte della popolazione globale non sarà vaccinata dovremmo aspettarci numerose altre varianti.

Questa nuova variante può essere il segno che il virus sta perdendo forza e la pandemia sta finalmente andando verso il finire?

Tutti i virus mutano continuamente il loro genoma in maniera direttamente proporzionale al loro grado di circolazione nella popolazione generale. Tuttavia, non è sempre vero che ogni mutazione di un virus rappresenta una forma più aggressiva dello stesso. Ci aspettiamo che nuove varianti continuino ad emergere ovunque il virus si stia diffondendo. L’unico modo che abbiamo per limitare la circolazione del virus è la vaccinazione, oltre naturalmente a continuare ad avere quelle attenzioni comportamentali che ormai abbiamo imparato tutti, o quasi.

I vaccini che sono attualmente in uso in Italia sono efficaci contro questa nuova variante? Ci sono differenze tra i vaccini?

Per il momento i vaccini disponibili in Europa continuano a garantire un alto livello di protezione contro Sars-CoV-2 in termini di riduzione di ospedalizzazione e morte. Anche l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha recentemente ribadito che, come dimostrato da primi studi, il ciclo completo dei quattro vaccini già approvati dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) rimane protettivo nei confronti di tutte le VOC. Aspettiamo dati dai vari studi avviati anche per questa nuova variante.

Cosa succede ai non vaccinati se si contagiano con la variante Omicron?

La stessa cosa che può succedere ai pazienti non vaccinati che contraggono qualsiasi variante di Sars-CoV-2. In questi casi, la probabilità di sviluppare una malattia grave, soprattutto in caso di età avanzata e comorbidità, è nettamente superiore rispetto ai pazienti vaccinati. Ricordiamo che il tasso di terapie intensive tra i non-vaccinati è circa 12 volte maggiore rispetto ai vaccinati.

Ravvicinare i richiami dei vaccini come sta facendo la Gran Bretagna può essere utile per frenare la nuova ondata di contagi?

L’intenzione generale, inclusa quella della Gran Bretagna, è quella di accelerare la vaccinazione anti COVID-19 nella popolazione. Allo stesso modo in Italia, considerata l’aumento della circolazione del virus e la ripresa della curva pandemica, in un’ottica di massima precauzione è stato ravvicinato da 6 a 5 mesi dall’ultima dose l’intervallo minimo previsto per la somministrazione della dose di richiamo (booster) con vaccino a mRNA, indipendentemete dal vaccino precedentemente utilizzato. Ugualmente va interpretata l’implementazione della campagna vaccinale contro Sars-CoV-2, allargandola anche a fasce di popolazione non ancora vaccinate, come quella pediatrica. Al contempo, come dicevamo, è importante continuare ad attuare tutte le misure sanitarie e socio-comportamentali (l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene delle mani) per ridurre la circolazione globale di Sars-CoV-2 e non abbassare la guardia.

Quando e come finirà la pandemia?

È molto probabile che dovremo convivere con questo virus ancora per molto. Purtroppo non è possibile fare una previsione soprattutto considerando i rallentamenti dovuti alla fascia di popolazione ancora resistente alla vaccinazione.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.