All’inizio c’era solo il vaccino Pfizer e non c’era tanto da ragionare. Poi è arrivato AstraZeneca e infine Moderna. Tre diversi vaccini tra cui, almeno per il momento non si può scegliere, ma che hanno certamente animato il dibattito per le loro differenze. Sono ugualmente efficaci? Hanno gli stessi effetti collaterali? Quando il richiamo? Facciamo un po’ di chiarezza.
ETA’ DEI VACCINANDI – La prima lampante differenza tra i tre è l’età dei destinatari dei vaccini. Pfizer può essere inoculato in persone dai 16 anni in su, Moderna dai 18 in su e AstraZeneca tra i 18 e i 65 anni.
L’EFFICACIA – Uno dei terreni di dibattito più accesi riguarda l’efficacia. C’è ch parla di vaccino di serie A e di serie B. Ma non è così. Si chiaro in partenza: parliamo di una campagna vaccinale che è appena partita, per sapere con certezza come andrà bisogna attendere ancora qualche mese e analizzare via via i dati dei vaccinati. Parliamo dunque di una efficacia stimata in laboratorio e che dovrà essere testata sul campo. Il vaccino attualmente in prima linea è quello di Pfizer/BioNtech con il 95% di efficacia sugli adulti a partire dai 16 anni. Segue Moderna che ha dimostrato un’efficacia pari al 94,5% contro Covid-19, e al 100% nei casi severi. Lo studio di fase 3 è stato effettuato su 30 mila persone ed è risultato efficace e sicuro per una somministrazione su tutti i soggetti dai 18 anni in poi.
Astra Zeneca è quello che fa vacillare i più. In attesa dei nuovi numeri sotto esame dall’Ema, la percentuale di efficacia effettiva del vaccino di Oxford è del 62%. Appena il 12% in più rispetto alla soglia riconosciuta dall’Oms per l’autorizzazione di una formula candidata. È bene ribadire che il 62% è la reale percentuale che viene fuori dalla somministrazione di due dosi intere. Un dettaglio non secondario, considerate le ulteriori cifre di efficacia che hanno ruotato attorno al trial clinico di terza fase in queste ultime settimane. Prima della richiesta all’azienda di prove aggiuntive da parte di Ema, il primo trial aveva evidenziato un’efficacia al 90%, ottenuta però solo da una metà dose, somministrata per errore nel primo richiamo, e una dose piena nel secondo.
LA DIVERSA EFFICACIA RENDE I VACCINI MENO AFFIDABILI? – Andrea Gori, direttore delle Malattie Infettive del Policlinico di Milano, ha spiegato al Corriere della Sera che questa differenza non c’è. L’infettivologo spiega infatti che se Pfizer e Moderna hanno efficacia superiore rispetto ad AstraZeneca non significa che quest’ultimo non funziona: “È un ottimo vaccino che evita la malattia – ha detto – Dobbiamo chiederci quale è la finalità di questa vaccinazione: è importante che protegga dallo sviluppo di forme gravi, quindi dalla morte e dal ricovero in ospedale. E in questo senso l’efficacia è al 100 per cento”.
EFFETTI COLLATERALI – Per Pfizer e Moderna gli effetti collaterali sembrano essere allineate: entità lieve e di breve durata. I sintomi riconosciuti in comune sono stati soprattutto gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi e dolori muscolari. Raramente si è manifestata febbre e in ogni caso gli effetti collaterali si sono presentati generalmente dopo la seconda dose. Tutt’altra storia, invece per i vaccini AstraZeneca. Chi lo ha ricevuto, sin dalla prima dose, ha accusato febbre alta e dolori muscolari. Alla seconda dose però tali effetti non dovrebbero presentarsi. Dipende sempre da come un organismo risponde dallo stipolo del vaccino, quindi, per ogni vaccino preso in considerazione non sempre si manifestano. In ogni caso nulla di drammatico: in 24 o 48 ore scompaiono e i medici consigliano l’utilizzo di un semplice antinfiamamtorio.
RICHIAMI – Pfizer, Moderna e AstraZeneca prevedono 2 dosi. A variare è la distanza di tempo che occorre tra prima e seconda dose. Per Pfizer va somministrata dopo 21 giorni, per Moderna dopo 28 giorni e infine per AstraZeneca dopo 3 mesi.