«Si dovrebbe cominciare a parlare con franchezza e con garbo sul modo migliore di morire, più che morire il più tardi possibile». Diciamo che questo è “il” dilemma del nostro tempo. Che molto spesso non è nelle nostre mani. Ma in quella dei dottori, dei familiari oppure – ed è la cosa peggiore – del caso. Questo libretto del professor Giuseppe Remuzzi, uno dei più importanti medici italiani (direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri), che si intitola semplicemente “La scelta” (Sperling & Kupfer, pagg. 188), affronta il tema giovandosi della decennale esperienza dell’autore.

Siamo esattamente all’incrocio tra vita vera, scienza e filosofia. Già, perché dalla notte dei tempi gli esseri umani rimuovono il problema: come morire? In teoria, l’ideale è andarsene da un momento all’altro, magari di notte nel proprio letto, senza dolore, senza accorgersene nemmeno. Ma privi dell’ultimo conforto dei nostri cari ai quali non potremo regalargli un ultimo sorriso da portare nella memoria quando il dolore si fa acuto. Meglio morire piuttosto che il dolore, viene da pensare a noi che stiamo bene. Ma chi ci dice che nell’agonia non vorremmo strappare un minuto in più per un ultimo pensiero, forse un definitivo sogno? Sono domande.

Il massimo che possiamo fare è farci delle domande. Remuzzi le mette in fila, anche raccontando le storie belle di quei malati che infine ce l’hanno fatta. Il professore ci spiega che ogni risposta ha il suo rovescio. Ci dice qualcosa a cui di solito non si pensa, come il fatto che i medici spesso hanno paura. Paura di sbagliare. Di mal consigliare. Che arrivano la sera, come i benedetti infermieri, esausti. Ma devono prendere decisioni, è il caso di dire, vitali: questo del personale medico e paramedico è un capitolo gigantesco che la politica affronta pochissimo e che invece è decisivo. La complessità del tema del fine vita – questo ci pare il senso del libro di Remuzzi – non è risolvibile con una legge, che pure ci vorrebbe, ma è affrontabile con un insieme di azioni, a partire dalla consapevolezza di noi tutti di che cosa si sta parlando, cioè dei nessi che esistono tra il progresso scientifico, la libertà di scelta e la salvaguardia della dignità umana. Riflettere, riflettere, riflettere. Questo libretto aiuta.