Negli anni Settanta l’Italia era un Paese in fermento, caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, economici e culturali. Radio e televisione erano rigidamente nelle mani dal governo, con la Rai a detenere il monopolio delle trasmissioni, consolidato dal dopoguerra e considerato un pilastro dell’informazione pubblica. Fu in questo contesto che, nel 1972, nacque Tele Biella: la prima televisione privata italiana, frutto dell’intuizione e della determinazione di Giuseppe Sacchi, regista e pioniere della comunicazione, e di un gruppo di imprenditori locali.

L’obiettivo di Tele Biella e lo spirito di Giuseppe Sacchi

Tele Biella si presentava come un esperimento audace e nacque come una piccola realtà locale, con mezzi modesti e risorse limitate, ma con ambizioni molto più grandi: dimostrare che il monopolio televisivo poteva essere superato e che una televisione indipendente, libera da vincoli statali, poteva esistere e prosperare. Giuseppe Sacchi, classe 1932, si era diplomato come regista al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e, nel 1957, aveva iniziato a collaborare con la Rai nella sede di Torino come cameraman e cineoperatore. Negli anni trascorsi a Torino, Sacchi conobbe i fratelli Judica Cordiglia, che nel 1959 diedero vita alla prima esperienza in Italia di televisione via cavo a livello condominiale, un esperimento pionieristico che lo ispirò profondamente. Negli anni Sessanta, Sacchi lavorò per la Televisione Svizzera Italiana, dove affinò la sua esperienza come regista di programmi giornalistici e inviato in diverse città europee. Nel 1967, rientrò in Rai, dove si occupò della regia di numerosi programmi di successo, tra cui “Immagini dal mondo”, “Linea e contro linea”, “Festivalbar”, il “Festival di Castrocaro” e lo “Zecchino d’oro”. Tuttavia, il suo spirito innovatore e il suo pensiero critico lo portarono a scontrarsi con l’azienda, culminando nel suo licenziamento nel 1977, insieme ad altri personaggi scomodi, tra cui Enzo Tortora. A pesare sul destino professionale di Sacchi fu anche la sua dichiarazione, in cui riprendendo un’affermazione dello stesso Tortora, definiva la Rai “un transatlantico pilotato da boy scout”.

L’esordio di Tele Biella

Le prime trasmissioni ufficiali di Tele Biella iniziarono nel 1971, poco dopo la registrazione della testata presso il Tribunale di Biella. Nel 1972, con l’installazione del cavo in città, i telegiornali iniziarono a essere trasmessi in diretta per tutto il centro cittadino. Tra i volti che mossero i primi passi a Tele Biella vi fu Ezio Greggio, che esordì alla fine degli anni ’70, prima di diventare personaggio televisivo nazionale e Bruno Lauzi, che partecipò attivamente alla programmazione dell’emittente, contribuendo con la sua creatività e la sua sensibilità artistica.

La denuncia di un cittadino: Tele Biella violava il monopolio

Enzo Tortora fu un convinto sostenitore di Tele Biella e ne divenne vicepresidente. La sua figura e la sua esperienza contribuirono a dare ulteriore visibilità e credibilità al progetto. Nonostante il successo e l’interesse crescente del pubblico, nel 1973 Tele Biella fu oggetto di una denuncia da parte di un privato cittadino, che sollevò il problema della legittimità dell’emittente, accusata di violare il monopolio governativo della Rai-Tv. La questione finì nelle mani del pretore di Biella, Giuliano Grizi, che a sorpresa assolse Giuseppe Sacchi, poiché il fatto non costituiva reato: in base al Codice Postale del 1936, l’autorizzazione non era necessaria per le trasmissioni via cavo. Questa sentenza aprì una breccia nel sistema di monopolio televisivo, legittimando l’esistenza di televisioni private e dando il via a una stagione di profondo cambiamento nel panorama dell’informazione in Italia. Tuttavia, la strada verso la liberalizzazione dell’etere era ancora lunga e irta di ostacoli.

Le televisioni private

La sinistra italiana, all’epoca strenua sostenitrice del modello di televisione pubblica, vedeva con sospetto la nascita delle televisioni private, ritenendo che la “libertà d’antenna” fosse una cortina fumogena per mascherare un tentativo di scardinare la libertà d’informazione. Il quotidiano “L’Unità” scriveva che la battaglia contro il monopolio pubblico serviva in realtà a perseguire obiettivi di destra, mentre Riccardo Lombardi affermava che gli attacchi al sistema pubblico si erano sempre serviti di motivazioni progressiste per perseguire fini conservatori. Nonostante le resistenze politiche e culturali, Tele Biella rappresentò l’inizio di un processo irreversibile. La sua esperienza fu il primo passo verso la fine del monopolio della Rai, che sarebbe stato definitivamente superato negli anni successivi con l’ascesa delle televisioni commerciali. Nel frattempo, l’Italia stava vivendo una rivoluzione tecnologica e culturale: la diffusione delle videocassette e delle videocamere rese la produzione televisiva più accessibile, ampliando le possibilità di comunicazione e informazione.

Tele Biella fece la storia

E proprio dall’emittente piemontese partì l’onda d’urto che, nel giro di pochi anni, avrebbe travolto il sistema televisivo nazionale, aprendo le porte alla molteplicità di voci e formati che caratterizzano oggi il panorama mediatico italiano. Tele Biella rimane un esempio di coraggio e di innovazione, simbolo di una battaglia per la libertà di espressione e per il pluralismo dell’informazione, che ha segnato profondamente la storia delle telecomunicazioni in Italia. Oggi, l’esperienza di Tele Biella viene ricordata come il primo passo verso un sistema televisivo più democratico e aperto, un precursore del panorama mediatico moderno in cui la varietà di canali e contenuti ha reso possibile una maggiore diversificazione dell’informazione e dell’intrattenimento. L’intuizione e la determinazione di Sacchi e del suo team hanno aperto la strada a una nuova era della televisione italiana, lasciando un’eredità indelebile nella storia della comunicazione del Paese.

Tullio Camiglieri

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