La dezinformacija
Quando la propaganda russa viaggiava via radio: le redazioni italiane che strizzavano l’occhio al Cremlino

La propaganda russa che punta all’Italia non è una novità, nasce nel periodo della Guerra Fredda, quando il mondo era diviso in due blocchi contrapposti e la battaglia non si combatteva solo con armi o trattati diplomatici. Oggi ci sono i profili Facebook, gli account falsi, i bot e le attività automatizzate, oltre ai video deepfake realizzati con l’intelligenza artificiale, nel dopoguerra la propaganda russa viaggiava sulle onde corte delle radio. In quegli anni era il mezzo più capillare, accessibile, capace di entrare direttamente nelle case. Furono diversi gli italiani che servirono la causa sovietica dai microfoni di queste radio. Tra gli anni Cinquanta e Ottanta, nacquero Radio Mosca, Radio Praga e Radio Varsavia, con redazioni interamente italiane. Alcuni collaboratori erano ex antifascisti, altri erano giovani intellettuali formati nelle università italiane o sovietiche. I programmi cercavano di mostrare l’URSS come modello alternativo, raccontando e inventando le meraviglie del socialismo reale. Radio Praga trasmetteva quotidianamente in italiano con una redazione composta in parte da italiani residenti a Praga e in parte da cecoslovacchi che avevano studiato la lingua.
Le redazioni italiane
Era la radio che più di tutte cercava di dialogare con il mondo intellettuale progressista italiano. I toni erano più morbidi rispetto a quelli di Radio Mosca, spesso più critici e riflessivi. La redazione italiana di Radio Praga divenne particolarmente attiva durante il periodo del cosiddetto “socialismo con volto umano” promosso da Alexander Dubček nel 1968. Con l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nell’agosto 1968, la radio perse parte della sua credibilità. Radio Varsavia, meno conosciuta ma ugualmente attiva, mandava in onda le trasmissioni italiane con contenuti più essenziali, spesso rivolte a un pubblico operaio e sindacale. Negli anni Ottanta, con l’ascesa del sindacato Solidarność e la crisi interna al regime polacco, le trasmissioni in italiano si fecero più contraddittorie. Si cercava di delegittimare il sindacato, definendolo “strumento della CIA”, ma buona parte degli ascoltatori italiani aveva già maturato una visione critica del socialismo autoritario. Con il crollo del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell’URSS nel 1991, le redazioni italiane di Radio Mosca, Praga e Varsavia vennero rapidamente smantellate.
Gli articoli di oggi
Le emittenti vennero ridimensionate o chiuse del tutto e i documenti di quelle esperienze, spesso, andarono perduti o furono archiviati senza catalogazione. Queste radio rappresentarono per quasi quarant’anni la voce della propaganda moscovita, un canale diretto tra il socialismo reale e gli italiani. Oggi quelle radio non ci sono più e la comunicazione utilizza le nuove piattaforme. La più invasiva si chiama Pravda: solo nel 2024 avrebbe immesso nei principali chatbot, cioè i software che simulano ed elaborano le conversazioni umane, ben 3 milioni e 600mila articoli di propaganda pro-Cremlino per influenzare il dibattito tra gli utenti.
In tutto avrebbero preso forma 207 affermazioni false: insomma, sarebbe stato messo in funzione un vero e proprio “centro di riciclaggio” delle notizie. Poi, anche in Italia, c’è Russia Today, il cui budget, finanziato dal Cremlino e utilizzato per produrre contenuti in 25 lingue, avrebbe sfiorato i 900 milioni nel biennio 2022-2024, con 180 video di propaganda solo sull’Ucraina, messi in circolo grazie all’utilizzo di circa 2mila collaboratori. Sempre più spesso i motori di ricerca propongono contenuti della rete Pravda e, persino, alcune pagine di Wikipedia riportano informazioni tratte da questi siti. Il risultato? Gli utenti iniziano a fidarsi delle informazioni fornite sia dall’intelligenza artificiale sia da questi portali, dando maggiore credibilità alla disinformazione russa, che finisce così per infiltrarsi nel mainstream. La “dezinformacija” russa non ha cessato di esistere, ha soltanto scelto nuovi nomi e modalità di fruizione adeguate ai tempi.
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