Lo scenario in Medio Oriente
Quando l’Iran attaccherà Israele: le date, la missione segreta Usa a Teheran e le navi per gli italiani in Libano
Quando l’Iran colpirà Israele per consumare la sua vendetta dopo l’uccisione a Teheran del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh? E che intensità avrà l’attacco? Sarà un’azione dimostrativa come quella avvenuta nei mesi scorsi dopo l’attacco israeliano a Damasco con il 99% dei missili intercettati dal sistema di autodifesa Iron Dome? Per gli Stati Uniti l’attacco sarebbe imminente e potrebbe avvenire nel giro di 48 ore ma non è da escludere che la risposta iraniana all’omicidio avvenuto nel giorno dell’insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian possa avvenire in una data simbolica, ovvero il 12 agosto, giorno della festa ebraica di Tisha B’av che ricorda la distruzione del Tempio.
Attacco Iran, Netanyahu rilancia: “Risponderemo”
In queste ore la diplomazia è a lavoro ma la de-escalation è, purtroppo, da escludere. Il primo a non tirarsi indietro è lo stesso Israele, che non ha rivendicato l’uccisione di Haniyeh ma non ha neanche smentito le accuse rivolte dalla Repubblica Islamica. Il premier Benjamin Netanyahu assicura che “risponderemo e faremo pagare ai nostri nemici un prezzo elevato per qualsiasi atto di aggressione contro di noi, non importa da dove provenga” aggiungendo che il Paese è “in una guerra su più fronti contro l’asse del male dell’Iran” e che Israele sta “colpendo con grande forza” le diverse milizie filo-iraniane nella regione, a partire dal Libano e, da mesi, nella Striscia di Gaza. “Siamo preparati a qualsiasi scenario, sia offensivo che difensivo”, ha affermato il il primo ministro israeliano, cosa condivisa anche dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, che ha sottolineato la capacità dell’Esercito sia per la difesa terrestre, che aerea, che per attaccare. Netanyahu assicura che Israele sarà pronto resistere su sette fronti e ai colpi in arrivo dall’Iran come dall’Iraq, o dallo Yemen e dalla Siria, o, come già capitato in questi mesi, dal Libano.
L’ipotesi di un attacco preventivo sionista
Anzi, Israele starebbe addirittura considerando la possibilità di lanciare un attacco preventivo per scoraggiare l’Iran. Una possibilità che sarebbe presa in considerazione “solo” se Israele ricevesse informazioni certe che confermino che Teheran sta per lanciare un attacco. A riportarlo è il Times of Israel che rivela retroscena dell’incontro avvenuto domenica sera tra i responsabili della sicurezza israeliana. Incontro a cui hanno partecipato il ministro della Difesa Yoav Gallant, il capo di Stato Maggiore dell’esercito Herzi Halevi, il capo del Mossad David Barnea e il capo dello Shin Bet Ronen Bar.
L’Iran: “Attacco ci sarà ma no tensioni in regione”
L’Iran, dal canto suo, ha ribadito che adotterà un’azione per “punire” Israele dopo l’uccisione di Haniyeh ma, alla faccia delle rassicurazioni, “non cerca di aumentare le tensioni nella regione”. A sottolinearlo è il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani, come riporta Mehr. “L’Iran, basandosi sul suo diritto intrinseco fondato sui principi del diritto internazionale di punire l’aggressore, intraprenderà un’azione seria e deterrente con forza, determinazione e fermezza”, ha detto il funzionario, aggiungendo che “l’Iran non cerca di aumentare le tensioni nella regione”.
Le date dell’attacco dell’Iran a Israele
Per gli Stati Uniti, come detto, l’attacco potrebbe avvenire nelle prossime 48 ore. A riferirlo è il sito d’informazione “Axios” secondo cui il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha trasmesso l’informazione ai suoi omologhi del G7, precisando che la Repubblica islamica potrebbe sferrare il suo attacco a partire da oggi, 5 agosto. Secondo “Axios”, Blinken ha aggiunto che Washington sta facendo pressioni sull’Iran affinché riduca l’entità della rappresaglia contro Israele. Gli Usa da una parte cercano di frenare l’Iran con la diplomazia, dall’altra mandano in Israele il capo del Comando centrale dell’esercito degli Stati Uniti (Centcom), il generale Michael Kurilla, per discutere con i vertici militari dello Stato ebraico il possibile attacco che potrebbe sferrare l’Iran.
La missione Usa a Teheran: i 4 punti e l’avvertimento
Nei giorni scorsi un blitz di funzionari americani sarebbe andato in scena proprio in Iran per provare a negoziare con il nemico. Lo racconta il Corriere della Sera – che riprende una indiscrezione lancaita dai media del Golfo Persico, secondo cui “giovedì scorso, poche ore dopo l’uccisione d’Ismail Haniyeh, da un aereo privato sono scesi alcuni funzionari americani e dell’Oman. Il gruppetto s’è infilato in un hangar, dove l’aspettava una delegazione iraniana. Un incontro segreto, di due ore. Per far giungere all’Iran un messaggio chiaro del consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, Jake Sullivan”. Il messaggio sarebbe il seguente: “gli Usa non sapevano niente del piano per eliminare il leader di Hamas e il presidente Joe Biden è furioso; gli ayatollah non cadano nella trappola d’un super-attacco, che rafforzerebbe solo il premier israeliano Bibi Netanyahu; se Teheran non reagisse troppo duramente, Washington potrebbe togliere alcune sanzioni e tornare a un accordo sul nucleare, peraltro stracciato ai tempi di Trump; ecco l’elenco dei dieci agenti del Mossad che hanno incastrato Haniyeh, aiutati da un gruppo di fuorusciti afghani”. Poi il messaggio finale che ribadisce, in caso di guerra, l’appoggio incondizionato a Israele.
La Russia invia missili e Shoigu a Teheran
Diplomazia attiva anche nei Paesi ‘moderati’ arabi con il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, giunto a Teheran per incontrare l’omologo iraniano, Ami Bagheri Kani. Si tratta di una visita storica quella tra i due Paesi. Diplomazia che non arriva invece dalla Russia di Putin che ha invece fornito all’Iran missili Iskander, gli stessi usati in Ucraina, con il segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergei Shoigu (ex ministro della Difesa) arrivato a Tehera oggi, 5 agosto, per una visita di lavoro programmata per discutere di questioni di sicurezza globali e regionali.
L’appello di Tajani agli italiani in Libano: “Tre navi per lasciare il Paese”
“Gli italiani lascino il Libano il prima possibile”. E’ l’appello rivolto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani ai circa 3mila connazionali residenti nel paese dei Cedri. Aggiornati i piani di evacuazione con tre navi della Marina militare a disposizione per i rimpatri. Restano invece in Libano i 1.200 soldati dispiegati sulla Linea Blu e a Beirut. La missione Unifil “resta operativa” anche se, si ammette, la “situazione è preoccupante”. Anche Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Canada e Paesi arabi hanno chiesto ai connazionali di lasciare il Paese il prima possibile e con ogni mezzo disposizione. “Vista l’aggravarsi della situazione, invitiamo gli italiani che soggiornano temporaneamente in Libano a non recarsi assolutamente nel Sud del Paese ed a rientrare in Italia con voli commerciali il più presto possibile. Invitiamo altresì i turisti italiani a non recarsi in Libano”, è stato il messaggio inviato da Tajani.
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