Sean Penn è tornato in Polonia, dopo che il mese scorso era stato in Ucraina e nel pieno della guerra aveva incontrato il Presidente Volodymyr Zelensky. L’attore e regista stava raccogliendo materiale per un documentario sulla crisi in Ucraina. Dopo essere partito, con migliaia di profughi, verso la Polonia, percorrendo a piedi gli ultimi chilometri prima di Medyka, è riapparso oggi a Rzeszów per offrire il supporto della sua fondazione di beneficenza Core (Community Organized Relief Effort).

“Noi di Core operiamo in disastri naturali e di altro tipo in tutto il mondo. Vorrei dire che in nessuna circostanza del genere abbiamo visto una nazione che ospita rifugiati, offrire così tante porte aperte a queste persone sia a livello governativo che familiare e individuale. Loro meritano questo impegno, ma non sempre riescono a ricevere il giusto aiuto”, ha detto Penn, due volte premio Oscar per il miglio Attore. E già in passato impegnato in attività di solidarietà e volontariato come in occasione del terremoto di Haiti e a sostegno delle coppie omosessuali.

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Una delle due statuette degli Academy Awards la vinse infatti per l’interpretazione di Harvey Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti. Penn si è opposto in passato alla guerra in Iraq, alle politiche di George W. Bush, ed è stato però anche molto criticato per il suo appoggio all’ex Presidente del Venezuela Hugo Chavez e per un’intervista esclusiva che fece nel 2016 al narcos messicano Joaquin Guzman detto “El Chapo” – che poco dopo venne catturato.

“C’è amore straordinario in questo Paese e questo è fonte di ispirazione per tutti noi, ci fa solo venire voglia di saldare ancora di più i legami con il sindaco e la città di Rzeszow che è in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati, in Polonia”, ha aggiunto la star di Hollywood nel punto stampa – evidentemente non al corrente del fatto che la Polonia sia notoriamente una delle nazioni meno disponibili a ospitare rifugiati e migranti da altri Paesi che non siano l’Ucrina. Penn si è poi detto certo: “Ho intenzione di partecipare a una grande festa quando gli ucraini prevarranno su questa guerra. Non sappiamo se sarà un breve periodo, non sappiamo se ci saranno perdite orribili o minime e quanto queste ci spezzeranno il cuore. Ma sappiamo che prevarranno gli ucraini”.

Prima della cerimonia degli Oscar di domenica scorsa, Penn aveva dichiarato che avrebbe distrutto le sue statuette e aveva invitato a boicottare la cerimonia se non fosse stato permesso il collegamento in diretta al presidente Zelensky – il collegamento alla fine non c’è stato e delle statuette non si è avuta notizia. Sull’impegno nel sociale di Penn è stato realizzato il documentario Citizen Penn, di Discovery Plus, uscito nel 2020. E in uscita nei cinema italiani, questo giovedì, c’è l’ultimo film, con la figlia Dylan Penn, Una vita in fuga.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.